Quando è uscita dalle loro case nei villaggi regione di Doukkala, dopo aver convinto i genitori a ricominciare a mandare le figlie a scuola nonostante i pericoli che si incontrano lungo il tragitto, Touria Kchiblou ha rivolto al gruppo che l’accompagnava un occhiolino di soddisfazione. L’associazione pinerolese Incontro Liqaa, di cui fa parte, con l’aiuto dell’associazione marocchina Wlad Filali, è riuscita a portare a termine il progetto di combattere la dispersione scolastica in una zona povera del Paese del Nordafrica, regalando, nei giorni scorsi, ai giovani alunni le bici con cui percorrere in gruppo la strada che ogni mattina li porta all’istituto scolastico di Douar Crarfa. Su quella via, infatti, i più piccoli raccontavano spesso di essere stati aggrediti.
La raccolta fondi, che ha sostenuto il progetto, ha permesso a Incontro Liqaa di disporre di una cifra di 4.748 euro di cui 2.000 euro dall’associazione Senza Confini e 1.286 euro giunti dall’associazione bricherasiese Leonardo Sciascia che a luglio ha raccolto le donazioni anche grazie ad un evento organizzato in paese. “Per la distribuzione dei mezzi l’associazione Wlad Filali ha organizzato un bellissimo evento di fronte alla moschea di Douar Crarfa che usano anche come infermeria – racconta Kchiblou –. Lì sono state consegnate 20 delle 27 biciclette acquistate e altrettante buste spesa alle madri sole e agli anziani soli, oltre ad abiti, scarpe e giochi per i più piccoli”.
Incontro Liqaa aveva già consegnato 5 biciclette e altrettante borse spesa nella baraccopoli di Sidi Bennour dove i bambini vivono problemi simili.
Inoltre due bici e due borse spesa sono state consegnate direttamente al domicilio delle famiglie la cui decisione di non mandare più le figlie a scuola sembrava irremovibile. “Per convincerli a permettere alle due piccole di dieci e undici anni di riprendere gli studi gli abbiamo anche donato dei soldi per affrontare le spese scolastiche. Il colloquio l’ho condotto da sola, mentre il resto del gruppo mi aspettava fuori, ed è andato a buon fine”. Niente da fare invece con una famiglia che ha continuato a ritenere che il rischio fosse troppo grande e che ha deciso di trasferirsi a Casablanca.