Tagliava il pane alla Sagra delle Costine e serviva il vino alla Mangia e Cammina. Per don Ferdinando Lanfranchini essere parroco a Bricherasio ha voluto dire vivere a stretto contatto con la comunità locale, non solo quella cattolica. A pochi giorni dalla sua sostituzione con don Maurizio Napoli, per pensionamento, ripercorre le soddisfazioni dell’incarico che ha ricoperto in paese dal 2004: “Essere riuscito a costruire un rapporto sereno con la gente del posto è per me la cosa più importante – racconta –. In tanti sono passati di qui per raccontarmi i loro problemi e io credo che prendersi cura della spiritualità delle persone voglia dire proprio questo: ascoltare e condividere il peso di ciò che fa soffrire, senza pretendere di dare delle soluzioni”. Oltre ad essersi occupato della parrocchia, in questi anni don Lanfranchini ha aiutato la Pro loco e ha suonato il bombardino nella Filarmonica di San Bernardino.
Bricherasio, dove continuerà a vivere ospite di una famiglia, è stato uno dei luoghi dove ha potuto mettere a frutto una vocazione nata da bambino ma coronata solo in età adulta: “Quando avevo sei anni già il parroco diceva ai miei genitori: ‘Quel bambino diventerà prete!’, perché intuiva la mia vocazione – ricorda –. In terza media ho chiesto ai miei genitori di farmi entrare in seminario, ma mia madre si è opposta”. Oggi settantacinquenne, è riuscito a diventare prete solo nel 1993, a quarantacinque anni, dopo una carriera come responsabile dell’ufficio analisi dei costi di un’industria torinese. Don Lanfranchini ricorda come assieme all’ordinazione festeggiò anche un altro riconoscimento: “Io sono di Torino ma con la mia famiglia ho frequentato il paese di Cenischia, nel Canavese, fin dall’infanzia. Lì con un amico, ho fondato la Pro loco del posto – spiega –. L’anno dell’ordinazione mi vollero consegnare la cittadinanza onoraria”.
Ma quell’anno fu fatidico anche per il suo stato di salute, iniziarono infatti a presentarsi i disturbi che l’hanno convinto ad abbandonare l’incarico a Bricherasio: “Dopo pochi mesi dall’ordinazione ebbi la mia prima crisi cardiaca: lo stress degli anni in cui conciliavo lavoro e studio per diventare parroco ha avuto le sue conseguenze. Ho così dovuto convivere con un problema di cuore probabilmente ereditato da mio padre, e prima di lui, da mio nonno”. Oggi lascia la parrocchia senza rimorsi: “Negli anni passati ho dato il meglio di me, ora rischierei solo di rovinare tutto ciò che ho fatto”.
E tutto ciò che ha fatto, gli ha fruttato il soprannome di ‘don Ferdi’ con cui lo conoscono non solo a Bricherasio ma anche nelle precedenti parrocchie: a San Germano Chisone, Porte e Pramollo. “Negli ultimi tempi sono finito quattro volte in pronto soccorso per i miei problemi e anche lì, per operatori, medici e infermieri, ero don Ferdi” rivela.
Nonostante i problemi di salute, difficilmente don Lanfranchini rinuncerà al servizio religioso: “Ho chiesto al vescovo di poter continuare come cappellano a Cappella Merli. Quella è una frazione in cui mi sono sempre trovato bene”. Intanto, però, augura al suo sostituto di riuscire a lavorare bene in paese: “Spero riesca a fare un buon cammino, così come lo è stato il mio, e i presupposti ci sono perché quella di Bricherasio è una bella comunità, che risponde bene alle sollecitazioni”.