“Antimondo”: probabilmente basterebbe solo il titolo per farsi un'idea sul nuovo tour di Umberto Maria Giardini. Il cantautore marchigiano “fu” Moltheni (nonché fondatore delle band Pineda e Stella Maris, ndr), vera e propria icona della musica alternativa e della scena indipendente italiana, partirà questa sera dall'Hiroshima Mon Amour di Torino (ore 22, apertura porte ore 21, ingresso 15 €) per presentare le canzoni del nuovo album “Mondo e antimondo”, uscito lo scorso 1° dicembre per La Tempesta e anticipato dal singolo “Re”; un album che sa anche un po' di Piemonte, vista la collaborazione con Cristiano Godano dei Marlene Kuntz in “Le tue mani”.
Un disco che, nella sua complessità di suoni e parole simbolicamente evocative come non mai, rappresenta una vera e propria dichiarazione di intenti, un manifesto per ribadire la propria orgogliosamente dichiarata coerenza artistica e di vita rispetto a un (anti)mondo (discografico e non) e a un presente in declino inesorabile se non addirittura morenti. A poche ore dall'atteso live di via Bossoli, abbiamo intervistato UMG per approfondire alcuni temi presenti in “Mondo e antimondo” e avere qualche anticipazione sul concerto.
L'Antimondo tour parte stasera dall'Hiroshima Mon Amour di Torino: che rapporto hai con questa città e con questo locale?
Torino è una città che ho sempre amato alla follia, anche per motivi sportivi che mi vedono super tifoso granata. Al di là del campanilismo calcistico, Torino è una città a cui devo molto, da sempre: come molte altre paga il prezzo di un periodo meraviglioso della musica italiana che non c'è più. Nonostante tutto, lei e l'Hiroshima Mon Amour restano riferimenti inattaccabili della cultura musicale del nostro paese; sono molto felice di tornare perché amo Torino.
Come arrivate, tu e la band, a questo primo giro di concerti?
Arriviamo molto preparati, anche se l'esperienza lascia e deve lasciare spazio all'improvvisazione durante la performance. I miei live sono sempre stati preparati con cura maniacale, specie nell'attenzione riposta nei suoni e negli incastri sonori a cui dedico e dedichiamo moltissimo tempo.
Ci puoi anticipare qualcosa sul live di stasera?
La scaletta, pur essendo molto ampia, scivola via senza che lo spettatore se ne accorga, non tanto per il muro sonoro che abbiamo costruito intorno a questo live, ma piuttosto per i continui cambi d'umore al suo interno. La band è invece composta da me e da altri 3 elementi, occasionalmente senza basso: in ogni brano conosciamo perfettamente i nostri ruoli perché studiamo al millimetro le dinamiche e gli incastri che nella musica dal vivo sono assolutamente determinanti; di conseguenza, i suoni sono molto mirati brano per brano e momento per momento. Il concerto, a differenza di quello che si può presumere, sarà inoltre molto hard perché ho voluto recuperare le sonorità degli anni '90 a cui sono molto affezionato e che in qualche modo da sempre mi appartengono. Nel nostro set, infine, avremo anche un Nordlead e un Moog, ma senza ricorrere all'elettronica sintetica o artificiale. Tutto è suonato veramente, tutto accade mentre accade.
Veniamo all'album: partendo dal titolo, cosa rappresentano il Mondo e l'Antimondo?
Rappresentano quello che siamo noi oggi. Tutto e niente, tutto e il contrario di tutto. Il caos regna sovrano ed è questo che ci rende esseri umani a breve scadenza.
In “Re” parli di un imperatore che piange, nella gloria di una Roma vinta, in attesa dei barbari: chi è l'imperatore? Cos'è Roma? Chi sono i barbari?
L'imperatore è il "potere", quello che ogni giorno facciamo finta di combattere con false battaglie ma che, alla fine dei conti, lasciamo fare per convenienza. Roma siamo noi tutti, indistintamente, con le nostre pochezze e le nostre convinzioni aride ai cambiamenti. I barbari sono coloro che imporranno il cambiamento perché ci troveranno deboli, impreparati e inefficienti. La nostra classe politica, di qualsiasi colore, ne è la prova tangibile: da lì nasce e si sviluppa la nostra decadenza.
In molte canzoni del nuovo album parli d'amore e citi l'amore (“Miracoli ad alta quota”, “Andromeda”, “Le tue mani”...) in diverse sfaccettature: Mondo e Antimondo può essere considerato anche un disco d'amore? Da quale punto di vista?
Ogni mio lavoro parla d'amore, o in modo esplicito o tra le righe. L'amore è il motore di ogni cosa, anche di qualsiasi rapper.
In generale, che valore possono avere oggi nella musica questa parola e questo concetto?
Nessun valore. La musica non trasmette più valori, solo quella classica ne è ancora custode.
Torniamo in Piemonte: “Le tue mani" è stata scritta ed è cantata con Cristiano Godano dei Marlene Kuntz: ci parli di come sono nate questa collaborazione e questa canzone?
Avevo voglia di fare una collaborazione con qualcuno che pongo al di sopra dei soliti personaggi "storici" della musica italiana. Cristiano è una persona meravigliosa, intatta e non incline alle cafonate mediatiche legate alla tv e ai social: disponibile e con un enorme senso dello humour, che non guasta mai quando si lavora, Cristiano Godano è un complice del buon gusto. "Le tue mani" nasce dalla mia espressa volontà di lavorare a quattro mani e un unico cuore, il risultato è stato sorprendente, efficace, delicato, credibile.
In un periodo storico in cui siamo ormai assuefatti da melodie e testi semplici e leggeri (anche nella musica cosiddetta “d'autore”), torni con un album estremamente complesso sia dal punto di vista del suono che della composizione: perché questa scelta?
Non è stata una scelta: sono semplicemente io. La verità è un'altra e va guardata e osservata secondo un differente punto di vista: maturando e invecchiando mi sono evoluto, non perché sia speciale o migliore rispetto ad altri musicisti, ma semplicemente per il fatto che ho sempre tenuto a fuoco l'orizzonte senza tradire il presupposto di fare e scrivere musica coerente. Il tutto cercando di mantenere un legame con il mio stile di vita, con la mia etica, sempre alla ricerca dei significati che nella vita contano, alla loro autenticità e non alle cazzate. Non bisogna mai dimenticare che l'arte è cultura: chi scrive in un certo modo, lo fa perché è di conseguenza quello che sa fare.
E il “resto del mondo”?
Avete mai provato ad ascoltare bene la musica e i testi di chi è puntualmente nella classifica FIMI delle vendite nazionali? La risposta è esattamente lì: quello è lo specchio della cultura musicale italiana, fatta di subumani che scrivono e cantano per altri subumani. Il suono deriva dallo studio spendendo ore, settimane, mesi e anni in sala prova, quasi ogni giorno. Oggi le dinamiche e le modalità sono cambiate: si esce da un Talent e si arriva subito in classifica, a Sanremo, e poi ai sold out nei palasport, senza nessun lavoro fatto alle spalle, senza nessun sacrificio né esperienza maturata nel tempo. Questo è l'antimondo, noi siamo l'antimondo.