Economia e lavoro - 01 febbraio 2024, 13:28

Coldiretti Piemonte a Bruxelles per salvare filiera alimentare

"Stop import sleale, incremento dei fondi Pac, reciprocità delle regole"

Dall’agricoltura italiana nasce una filiera agroalimentare allargata che sviluppa un fatturato aggregato pari a oltre 600 miliardi di euro nel 2023 messa a rischio dalle politiche folli dell’Unione Europea. E’ quanto emerge da un’analisi Coldiretti diffusa in occasione della prima mobilitazione con gli agricoltori da tutta Europa dove è presente in forze Coldiretti Piemonte con una folta delegazione di giovani imprenditori e dirigenti insieme al presidente regionale, Cristina Brizzolari, al delegato confederale, Bruno Rivarossa, e a tutti i direttori e presidenti delle federazioni provinciali.

Su un grande striscione si legge “Stop alle follie dell’Europa” ma gli agricoltori esibiscono anche cartelli con “Basta terreni incolti!”, “Stop import sleale”, “Prezzi giusti per gli agricoltori”, “No Farmers no Food”. 

Le esportazioni agroalimentari Made in Italy nel 2023 hanno raggiunto il record di 64 miliardi di euro con un balzo del 6% secondo le proiezioni Coldiretti sui dati Istat sul commercio estero relativi al 2023.

“Siamo a Bruxelles, in maniera pacifica, perché siamo la più grande organizzazione agricola europea ed abbiamo il dovere di trasformare le proteste in proposte concrete, affinché non vengano strumentalizzate per interessi lontani da quelli dei nostri agricoltori – spiegano Cristina Brizzolari, presidente di Coldiretti Piemonte, e Bruno Rivarossa, delegato confederale - Chiediamo che sull’import ci sia un netto stop all’ingresso di prodotti da fuori dei confini Ue che non rispettano i nostri stessi standard di qualità. Non possiamo più sopportare questa concorrenza sleale, che mette a rischio la salute dei cittadini e la sopravvivenza delle imprese agricole. Importante la deroga, ma serve la cancellazione dell’obbligo di lasciare incolto il 4% dei terreni destinati a seminativi imposto dalla Politica agricola comune (Pac) per invertire la rotta rispetto alle follie dell’Ue poiché non ha senso impedire agli agricoltori di non coltivare quote dei loro terreni, quando poi si è costretti ad importare, come sosteniamo da anni. In occasione della crisi Ucraina avevamo ottenuto una deroga, la nuova bozza di deroga che la Commissione sta proponendo va corretta perché contiene troppi vincoli. È ora che l’obbligo venga eliminato definitivamente. Le future istituzioni Ue devono iniziare fin da subito a riflettere su come adattare la prossima Pac alle rinnovate esigenze di redditività e competitività delle imprese agricole nel nuovo scenario internazionale che richiede all’Unione Europea di sostenere la propria capacità produttiva nell’agroalimentare. Le sfide attuali e quelle future impongono scelte ambiziose in termini di bilancio dell’Unione che dovrà riconoscere il ruolo centrale del settore agroalimentare – proseguono - se vogliamo mirare ad una sempre maggiore sovranità alimentare a livello europeo per garantire cibo sicuro per i nostri cittadini. Serve un cambio di passo rispetto al recente passato. Non ci può essere più spazio per politiche ideologiche che hanno penalizzato i nostri agricoltori. L’Europa – concludono - deve investire nella propria autosufficienza alimentare, respingendo modelli omologanti come quelli del cibo artificiale e riconoscendo il ruolo di presidio dell’ambiente che le imprese agricole svolgono ogni giorno. La nostra battaglia in Europa continuerà in maniera forte e continuativa con proposte per il futuro degli agricoltori”.

"Il comparto agroalimentare è importante a livello nazionale e a maggior ragione lo è in Piemonte, dove altri settori sono in affanno a cominciare dall’automotive. L’agroalimentare piemontese vale il 14,9% delle esportazioni nazionali di settore, siamo la quarta Regione in Italia per importanza. La destra governa il Piemonte da cinque anni ormai, durante i quali questo mondo non ha ricevuto l’attenzione che merita. E la Giunta Cirio commetterebbe un grave errore se sottovalutasse questa protesta". Lo afferma il consigliere regionale Alberto Avetta (Pd) a margine della manifestazione di protesta a Caluso. "Tra il 2010 ed il 2020 le aziende agricole piemontesi sono calate del 23%, con un meno 6,9% di superficie coltivata. Sono dati allarmanti che confermano un fatto chiaro: chi vive di agricoltura oggi fatica a ricavarne un reddito adeguato. Se si produce in perdita non si regge a lungo. E gli agricoltori piemontesi da troppo tempo spendono più di quanto ricavano dalla vendita dei loro prodotti. Se quello agroalimentare è un comparto trainante per il Piemonte, allora come tale deve essere considerato dalla politica regionale".

comunicato stampa