“Dobbiamo trasferirci direttamente a Milano?”: è la domanda posta in una lettera ai giornali da uno dei tanti pendolari che viaggiano per lavoro da Torino a Milano, che lamenta come il costo dei carnet smart di Trenitalia (pacchetti da 10 viaggi su Frecce e Intercity in seconda classe) sia aumentato del 40%, passando da 99 a 139 euro. Si tratta di una formula utilizzata da chi lavora in parte da casa, in smartworking, recandosi a Milano solo alcuni giorni durante la settimana. Ciò significa che chi va in ufficio tre volte la settimana viene a spendere oltre 330 euro al mese. Un rincaro assolutamente sproporzionato e ingiustificato a fronte dei tanti disservizi che si registrano anche sulla linea Torino-Milano. Il treno dovrebbe essere un mezzo economico oltre che efficiente, affinché i pendolari siano indotti ad utilizzarlo. Invece, il combinato disposto aumento tariffe da un lato e disservizi/assenza di migliorie/scarse corse serali dall’altro, costituisce un formidabile disincentivo. La Regione Piemonte anche in questo caso pensa di fare spallucce di fronte alle scelte aziendali di Trenitalia? Le parole del pendolare non sono un’amara battuta di spirito, esprimono invece un’altrettanta amara realtà: forse, a fronte di collegamenti inefficienti tra i due capoluoghi, potrebbe convenire trasferirsi a Milano. Insomma, se si vuole invertire il trend della decrescita demografica di Torino, forse vale la pena cominciare dal capitolo trasporti. Cirio ha qualche idea in merito? Ci auguriamo che intervenga a sostegno della richiesta avanzata dalla parlamentare Silvia Roggiani (Pd) che con un’Interrogazione ha sollecitato il ministro dei Trasporti ad assumere misure urgenti, a cominciare dall’annullamento degli aumenti degli abbonamenti della tratta Milano-Torino». Lo affermano il consigliere regionale Alberto AVETTA e il consigliere comunale di Torino Claudio CERRATO, che hanno presentato quest’oggi un’Interrogazione rispettivamente in Consiglio regionale e in Consiglio comunale, ed il responsabile trasporti Pd Piemonte Federico FERRARA.