Un programma beethoveniano davvero insolito che riserverà non poche sorprese, quello del concerto previsto per lunedì 11 marzo 2024 alle ore 18 presso l’Aula Magna del Politecnico protagonista ancora una volta il pianoforte. Un titolo per così dire ‘numerologico’, in apparenza ‘esoterico’, quello prescelto da Luis Alberto Latorre: allude infatti al contenuto monografico del presente recital beethoveniano, dedicato al genere della Variazione; e dunque ecco sintetizzata, in una successione di numeri, la sequenza delle pagine prescelte.
Un Beethoven a suo modo insolito; non quello delle celeberrime Sonate (chi non ricorda Schroeder e la petulante Lucy delle strisce di Linus?) bensì il Beethoven pianistico appunto delle Variazioni. E l'arte del variare, da Bach a Ludovico Einaudi e oltre ancora, è una delle avventure più strepitose ed entusiasmanti nella musica (e non solo 'classica', si pensi al jazz...). Per chi poi conosce un po' l'universo delle Sinfonie con le Variazioni op. 35 chiudendo gli occhi sembrerà di essere immersi in orchestra e di risentire certe parti dell'Eroica.
Provare per credere. E dunque in prima posizione ecco le garbate e ancor tutte settecentesche Sei Variazioni WoO 70 sul duetto «Nel cor più non mi sento» striato di amabile patetismo dall’opera La molinara del napoletano Giovanni Paisiello: andata in scena con successo per la prima volta a Vienna nel marzo del 1794 (presente Beethoven) e poi ancora ripresa l’anno seguente. Quanto alle più vaste e ben più mature Sei Variazioni op. 34, composte in prossimità delle Sonate op. 31 (1802) e dedicate alla principessa Odescalchi nata Babette Keglevich von Buzin, segnano un notevole ‘stacco stilistico’ rispetto ai gruppi di Variazioni antecedenti. Ormai lontane dall’universo galante, esse rivelano inesauribile fantasia e tratti già romantici.
Alla fine del 1806 risalgono le Trentadue Variazioni WoO 80 su tema proprio. Trovandoci in presenza di una composizione di grande valore, a suo modo profetica, resta misteriosa la ragione per cui Beethoven non abbia ritenuto opportuno assegnarle uno specifico numero d’opus.
Vero e proprio concentrato di scientia armonica, ritmica e contrappuntistica, esse costituiscono il più significativo cartone preparatorio per le successive sublimi Variazioni “Diabelli”. Infine le Quindici Variazioni op. 35 che Beethoven condusse a termine nell’autunno del 1802, avvalendosi di un tema estrapolato dal suo antecedente balletto Le Creature di Prometeo, sicuramente uno tra i lavori pianistici più interessanti di quegli anni.