Attualità - 18 aprile 2024, 15:28

Cgil Piemonte e Cgil Torino: "Le associazioni pro vita nei consultori sono una inutile forzatura"

"Si deve garantire rispetto alla libera scelta di ognuna, il corpo delle donne non deve diventare strumento di propaganda elettorale"

"La Regione Piemonte si compiace di aver ispirato e anticipato l’emendamento al Pnrr, su cui il governo ha posto la fiducia, per finanziare l'accesso ai Consultori alle associazioni cosiddette pro-vita, anziché garantire - con investimenti adeguati da destinare ai servizi pubblici - la piena applicazione della L. 194. Il percorso di decisione della donna (e i servizi deputati ad accompagnarlo) non è un’arena: è un passaggio intenso per il quale si deve garantire rispetto alla libera scelta di ognuna", attaccano Cgil Piemonte e Cgil Torino.

Continua la propaganda pro-famiglia, ma la realtà è che anche in Piemonte mancano i servizi a supporto della genitorialità, gli asili nido e le materne pubbliche non coprono tutto il territorio piemontese ed i consultori, come abbiamo già denunciato, funzionano ad orario ridotto con gravi carenze soprattutto rispetto al supporto alle neo-mamme.

Anche il Comune di Torino, nel documento di indirizzo alla programmazione sanitaria, ha ricordato che i Consultori attualmente attivi garantiscono una copertura inferiore agli standard di legge (1 ogni 20.000 ab.), con disponibilità di operatori per equipe multiprofessionale inferiore alla media nazionale.

 Aumentare i consultori e gli operatori che ci lavorano è totalmente alternativo al “modello Torino” delineato dalla Regione Piemonte con la stanza dell’ascolto all’Ospedale Sant’Anna, mai realizzata, ed in attesa del giudizio sul ricorso presentato da CGIL Nazionale, Piemonte e Torino e la Funzione Pubblica non è altro che la conferma che questa maggioranza di governo, identica a quella della Regione, sbandierano simboli vuoti.

Non a caso siamo in campagna elettorale ed il corpo delle donne diventa ancora strumento di propaganda.

 Viene esaltato un fondo “nascente” le cui risorse non hanno alcuna trasparenza sull’utilizzo. E soprattutto davvero si può sostenere che pagare un po’ di pannolini o latte alle neo-mamme è la soluzione proposta per incrementare e sostenere la maternità?

La politica, quella intesa per il bene comune, sa perfettamente che è sua responsabilità applicare una legge fortemente voluta dal popolo italiano, e chiede innanzitutto il rispetto all’autodeterminazione delle donne e il pieno funzionamento dei servizi per garantire questo principio inviolabile. 

Come già comunicato e sostenuto anche nel presidio tenuto davanti alla Regione, il 6 febbraio scorso, le risorse pubbliche devono servire a sostenere la sanità pubblica.

comunicato stampa