“Hanno vinto i ricchi”: è questo l'eloquente titolo del nuovo saggio di Riccardo Staglianò, edito da Einaudi. Il giornalista e scrittore lo ha presentato giovedì sera da Dorado, in lungo Dora Firenze a Torino, durante un evento organizzato dall'associazione politica Torino Domani.
La forbice tra ricchi e poveri
Nel libro, Staglianò analizza in un modo accessibile a tutti le cause che, in Italia, hanno portato all'allargamento della forbice tra ricchi e poveri, sottolineando come i governi di qualsiasi colore politico non abbiano fatto nulla per invertire la tendenza, anzi. Il tutto basandosi sui dati: “Tra il 1990 e il 2020 - ha sottolineato – la produttività è aumentata del 23%, mentre i salari sono diminuiti del 3 come classificandoci come fanalino di coda europeo. Qualcosa non torna ed è successa una cosa nuova nella storia dell'economia: la ricchezza in più è finita nelle tasche sbagliate, quelle di chi fa profitti; a fare il resto ci ha pensato il lento ma costante 'picconamento' dei diritti dei lavoratori”. “Hanno vinto i ricchi” si contraddistingue anche come un reportage con l'obiettivo di spiegare, attraverso interviste e un'inchiesta, cosa significhi davvero essere ricco e cosa significhi davvero essere povero.
Le tasse e la necessità di una “patrimoniale”
Nell'ultima parte, l'autore tratta un argomento che, da sempre, crea malumori soprattutto tra i “ricchi”: quello delle tasse, suggerendo anche una soluzione tutt'altro che nuova ma mai applicata nel nostro paese: “In Italia – ha proseguito – paghiamo tante tasse, ma le paghiamo male, con una quantità di evasori fiscali straordinaria che andrebbe scovata. In più, la vera ricchezza accumulata grazie alle rendite, alle plusvalenze e alle successioni viene tassata pochissimo: in questo contesto, non mi capacito di come una misura come la tassa patrimoniale non venga presa in considerazione come stanno facendo Francia e Inghilterra; probabilmente non conviene dal punto di vista elettorale”.
Cambiare lo sciopero
Un passaggio molto interessante dell'intervento di Staglianò, infine, riguarda le modalità di sciopero, che secondo l'autore andrebbero rese più incisive: “Gli scioperi di un giorno - ha concluso – non funzionano più: negli Stati Uniti alcuni operai hanno ottenuto un aumento del 25% del salario grazie a uno sciopero di 46 giorni, mentre in Svezia i dipendenti di Tesla hanno costretto Musk a firmare il contratto collettivo nazionale grazie a un sindacato forte”.