Cultura e spettacoli - 03 marzo 2025, 19:41

Il Gattopardo, su Netflix la serie tratta dal romanzo di Giuseppe Tomasi di Lampedusa e girata anche a Torino

La regista Laura Luchetti de La Bella Estate è tornata a lavorare con Deva Cassel nel capoluogo sabaudo: "Città moderna ma che conserva l'antica bellezza". Tra le location Palazzo Civico, il Valentino e il Parlamento Subalpino. I sei episodi in streaming sulla piattaforma dal 5 marzo

Il Gattopardo: esce su Netflix la serie girata anche a Torino

Laura Luchetti dopo l’esperienza de La Bella Estate è tornata a girare a Torino uno dei sei episodi della serie Netflix, Il Gattopardo, in uscita il 5 marzo

La regista si è dedicata alla regia del quinto episodio, l’unico che ha visto le riprese nel capoluogo sabaudo. L’episodio della verità e della caduta delle maschere, ma anche della presa di consapevolezza della realtà di ognuno dei personaggi. Protagonisti della serie Kim Rossi Stuart nei panni del Gattopardo, don Fabrizio, Deva Cassel nei panni di Angelica, Benedetta Porcaroli nei panni di Concetta e Saul Nanni in quelli di Tancredi. 

Le riprese si sono svolte a settembre 2023 tra Palazzo Civico, il Parlamento Subalpino e il parco del Valentino, oltre a diverse riprese di interni e vie delle città. 

“Palazzo Civico, dove si svolge una scena molto forte tra don Fabrizio e Angelica, è il mio posto del cuore - spiega la regista - abbiamo girato la scena in notturna de La Bella Estate. Per me quella location aveva un certo significato. Mi ha emozionato molto tornare in un luogo che amo follemente insieme a Deva. Abbiamo poi girato nel Parlamento Subalpino dove abbiamo potuto leggere sugli scranni i nomi di politici italiani che hanno fatto la storia di fine ‘800 è stata un’esperienza non da poco. Eravamo molto emozionati. Al Valentino abbiamo girato una scena leggera e importante, un  dialogo fra Fabrizio e Tancredi. C’è una grande intimità. Poi abbiamo molti esterni e la casa in cui abitano Angelica e Tancredi. Torino ha la grandissima qualità di essere una città meravigliosamente conservata, si gira bene. Eravamo in questo giardino della casa e dall’altra parte stavano girando il Conte di Montecristo. È una città intatta, anche se moderna, permette di vedere la bellezza di un tempo”. 

Oltre al ritorno a Torino per la regista è stato emozionante tornare a lavorare qui proprio con Deva Cassel, già protagonista in La Bella Estate: “L’ho vista cresciuta. Girare a Torino ci ha ributtato nella nostra esperienza di quando abbiamo realizzato un film indipendente, quando si doveva creare una famiglia molto forte. Per me poi è stato importante ritrovare l’opera, vengo da una famiglia di opera, girare al teatro dell’opera dove i miei genitori avevano cantato è stato tra gli elementi più emozionanti”. 

La puntata girata in città rivela soprattutto i due personaggi femminili. “A Torino si lascia quell’opulenza, si arriva a una società più austera. Dove troviamo i personaggi a confronto. Si svelano i famosi scheletri nell’armadio, cadono le maschere. Si aprono risvolti emotivi forti e nuovi. Il Gattopardo è un romanzo sulla perdita del potere familiare, tutto quello che don Fabrizio si è trovato a gestire gli è sfuggito tra le mani, anche il matrimonio di Concetta. In questa pentola a pressione, questa giovane donna trova di chiedere quello cui ha diritto, trova il coraggio di chiedere, anche Angelica, che si è trovata a usare la bellezza che aveva per un padre che la voleva a livelli più alti della società. Sono due donne differenti che alla fine cercavano qualcosa dai propri padri e non da loro stesse. Un episodio intimista su cui si è lavorato molto sugli sguardi. Una parte che mi è molto vicina ed è nelle mie corde”. 

La serie, dopo il capolavoro di Luchino Visconti, è il secondo adattamento cinematografico del romanzo di Tomasi di Lampedusa. “È un romanzo sulla ciclicità del potere sia familiare sia politico. Il racconto della storia di Fabrizio è un racconto universale ed è quello che stiamo attraversando noi, siamo alla fine di un’epoca. La serie esplode il romanzo raccontando pieghe che necessitavano di essere raccontate. Un adattamento classico e moderno al tempo stesso che per la prima volta si sofferma sulle donne, sulle relazioni familiari e sul personaggio di don Fabrizio. Il confronto con Visconti? È un classico, ma è un film da tre ore, mentre questa serie espande degli aspetti del libro in maniera totalmente onesta in sei ore” conclude la regista.