Ha portato leggerezza, scherzando e facendo il rumorista. Mentre l’ideatore Diego Cossotto è arrivato in Marocco e vede la destinazione finale dei monti dell’Atlante, Davide Rivoira, in arte il clown ‘Giacomino Pinolo’, racconta la sua esperienza nel cicloviaggio ‘Marrakech Express’.
Rivoira ha 41 anni ed è di Luserna San Giovanni, fa il clown da 20 anni e il suo personaggio “è nato tra fiere e palloncini, ma col tempo è maturato, avvicinandosi al teatro e trasformandosi in un clown sociale”.
Negli ultimi anni ha portato la sua arte all’interno delle scuole, affrontando temi come la violenza di genere e la cittadinanza attiva, con l’intento di sensibilizzare e far riflettere attraverso l’ironia e l’empatia.
La scelta di partecipare
“Partecipare a ‘Marrakech Express’ è stato un invito a cui non ho saputo dire di no – racconta Rivoira –. Quando Enrico Bertaina mi ha parlato del progetto, ho capito subito che si trattava di molto più di un semplice viaggio in bicicletta. Era un’esperienza collettiva, umana, artistica. Un modo per portare il mio personaggio, fuori dai teatri e dalle scuole, sulle strade, tra le persone e sentivo che questo viaggio sarebbe stato un’occasione per riconnettermi con me stesso e con gli altri. E così è stato”.
Per Rivoira, il viaggio in bici si è concluso il 3 aprile a Portbou, primo paese spagnolo oltre il confine francese: “Inizialmente dovevo fermarmi a Montpellier, ma ho proseguito: non c’erano autobus disponibili, così mi sono concesso altri tre giorni. Poi, per me era importante arrivare in Spagna: mia moglie è spagnola, sentivo il bisogno di completare il percorso anche dal punto di vista simbolico”.
Il legame con la bicicletta e il gruppo
Sono stati in tutto tredici giorni di pedalate attraverso salite impegnative e città costiere: “La bici è una parte fondamentale della mia vita. Quando lavoravo a Pinerolo percorrevo quotidianamente 60 chilometri”. Ma nonostante l’abitudine, l’inizio è stato faticoso: “I primi quattro giorni sono stati durissimi. Il fisico non era ancora pronto per sei o sette ore al giorno in sella. La prima tappa è stata lunghissima: 115 chilometri, ma sembravano il doppio”
Il gruppo iniziale era composto da circa cinquanta persone: “I primi giorni non sono stati semplici: eravamo tutti sconosciuti, ci voleva tempo per trovare un ritmo comune. Poi, da Ventimiglia a Portbou, siamo rimasti in dieci. Si è creata un’intesa profonda, un’unità non solo fisica ma anche simbolica. Pedalavamo insieme, nella stessa direzione e con lo stesso obiettivo”.
Nel gruppo, Rivoira ha assunto un ruolo speciale: “Portavo leggerezza, suoni, scherzi. Mi sono trasformato nel ‘rumorista’, quello che imita la frenata o fa scattare l’allarme. Diego mi ha detto che percepiva la mia presenza anche senza vedermi. È stato toccante. L’umorismo può davvero alleggerire la fatica”.
L’incontro con l’artista
Tra gli episodi più significativi, ricorda l’incontro con un artista, Philippe, ad Arles: “Ci ha accolti nel cortile di casa, ci ha mostrato le sue sculture e ci ha scattato una foto su una vecchia Citroën. È stato il primo, dopo oltre mille chilometri, ad aprirci davvero la porta di casa. Un piccolo gesto che ha avuto un enorme valore umano”. Emozionante è stato anche il gesto dei suoi suoceri, che dopo la sua partenza nelle tappe successive hanno accolto il gruppo a Benicassim, in Spagna, offrendo loro frutta, liquori e sorrisi.
L’abbraccio e il ritorno
Anche al ritorno, il cicloviaggio ha continuato a farsi sentire: “Per una settimana ho sognato ogni notte di essere ancora in bici. Una mattina mi sono svegliato convinto di aver bucato. È stata un’esperienza rigenerante. Sto fisicamente meglio di quanto sia mai stato. Ripartirei per altri mille chilometri" racconta Rivoira. Alla domanda se raggiungerà il gruppo prima del termine previsto, il 10 maggio, risponde con esitazione: “Ci ho pensato a lungo, ma non credo riuscirò”. Il momento più difficile? “Il saluto finale con Diego a Portbou. Un abbraccio fortissimo, come in una scena di un film. Ho deciso di non voltarmi, sapendo che ci saremmo rivisti il 15 maggio”.