Cultura e spettacoli - 13 maggio 2025, 17:22

Al PAV, la mostra Seeds of Time dell'artista statunitense Alan Sonfist

Giovedì 15 maggio

Giovedì 15 maggio 2025 il PAV Parco Arte Vivente presenta Seeds of Time, prima mostra personale istituzionale di Alan Sonfist in Italia a cura di Marco Scotini. Artista statunitense classe 1946, Alan Sonfist da sempre ha messo al centro del suo lavoro il rapporto tra arte ed ecologia con una pratica pionieristica nel dibattito a lui contemporaneo e nella storia del movimento della Land Art. Seeds of Time approfondisce i primi anni di attività di Sonfist, con un focus sugli anni Sessanta e Settanta, mettendo in luce gli aspetti precursori del suo lavoro.

Nelle sue opere e interventi, Sonfist espande il concetto di comunità agli esseri non umani e concepisce le sue installazioni come “monumenti pubblici” che non guardano più solo agli eventi della storia umana, ma che celebrano l’intero ecosistema naturale, rivitalizzando così la storia dell’ambiente e delle diverse specie di un luogo. Definendosi un archeologo visivo in grado di portare il passato nel presente, Sonfist collabora spesso a stretto contatto con scienziati, biologi, politici, urbanisti, architetti in una pratica corale che può durare anche anni prima di giungere a completa formalizzazione. Rispetto agli artisti della Land Art, in Sonfist rimane sempre centrale l’interesse per l’interazione della natura negli ecosistemi urbani, un concetto considerato piuttosto radicale all’epoca, e che lo porta a guardare il presente come un ecosistema complesso che affonda le radici non solo nella storia umana, ma anche in quella vegetale, animale e minerale.

Seeds of Time si apre con una nuova installazione commissionata a Sonfist per questa mostra. Growth Between the Cracks (2025) è un’opera che nasce dalla partecipazione della comunità locale, invitata dall’artista a raccogliere nel perimetro della città di Torino campioni di terra nelle crepe dell’asfalto, negli interstizi dei marciapiedi e negli spazi liminali solitamente ignorati. L’installazione si inserisce in una ricerca più ampia che l’artista porta avanti dal 1969, iniziata fotografando la natura che si fa spazio nel tessuto urbano di New York, per trovare tracce di foreste antiche. In questa versione realizzata a Torino, le piante e i semi contenuti nel suolo raccolto e successivamente portato al PAV vanno a costituire una mappatura frammentata della città, un carotaggio che racconta la storia di una via o un quartiere attraverso la presenza di vegetali autoctoni o che testimoniano migrazioni a volte risalenti a ere o geografie lontane.

La mostra dà inoltre ampio risalto alle fotografie che documentano il lavoro performativo di Sonfist agli esordi della sua carriera, quando l’artista cerca un rapporto fisico, corporeo con gli elementi della natura. Sonfist si misura nell’abbraccio con alberi di diversa dimensione testando le proporzioni tra il suo corpo e quello dell’albero (Myself Becoming One with the Tree, 1969) o si identifica con la corteccia di un tronco confrontandone la superficie con quella della sua pelle (Myself Becoming the Tree, 1970). In altri cicli di fotografie, l’artista usa se stesso come soggetto per studiare il comportamento animale e diventare egli stesso animale, tigre in Tiger Chance Kill (1972-74) o gorilla in Territorial Gorilla Invasion (1972-73).

Seeds of Time presenta anche un nucleo di interventi nell’ambiente realizzati da Sonfist nei primi anni della sua carriera, a partire dal celebre Time Landscape (1965-in corso), un appezzamento rettangolare situato nella parte sud di Manhattan, a New York City, dove l’artista insieme a una numerosa comunità di esperti, politici locali e abitanti per 13 anni ha studiato e creato una foresta abitata da piante precoloniali. Non un parco né una riserva naturale, ma un monumento pubblico vivente e in mutamento, che gli uccelli, il vento e la presenza umana circostante modificano tuttora lentamente ogni giorno. In Circles of Time (1986), uno dei più ambiziosi e complessi progetti realizzati da Sonfist, l’artista documenta la storia del paesaggio toscano attraverso sette anelli concentrici che rappresentano ognuno una nuova fase dell’uso del territorio, portando alla luce la complessa relazione tra l’essere umano e la terra.

comunicato stampa