Eventi - 16 maggio 2025, 07:42

La Torino degli anni '70 nell'incontro allo stand della Toscana: la scuola degli operai e le condizioni degli immigrati meridionali

Al Salone la presentazione del libro "La Meticcia e il suo viaggio", l'autobiografia di una pedagogista con un'esperienza alla Lancia di Chivasso

C'è la sagoma della Mole al Salone del Libro di Torino, e fin qui tutto normale. La cosa strana è che è allo stand della Regione Toscana, disegnata su un banner durante la presentazione di un libro. Il libro si intitola "La meticcia e il suo viaggio", dell'autrice grossetana Celeste Pernisco. Ma nel libro si parla anche molto di Torino, dove Celeste ha vissuto e insegnato. L'opera è infatti una sorta di autobiografia - ma non solo - pubblicata un anno fa dall'editore toscano Innocenti, dove è presente la Torino degli anni '70 con i suoi movimenti operai e l'immigrazione dal sud Italia. Questi due temi intersecano poi la pedagogia, argomento preponderante nel libro e nella vita dell'autrice.

Racconto di famiglia

Celeste Pernisco si definisce meticcia per le sue origini, in parte pugliesi e in parte greche, e il libro parte proprio con il racconto della sua famiglia, da Rodi fino all'arrivo a Grosseto. Il tema dell'identità a metà continua con la politica: l'autrice si definisce catto-comunista, a metà tra queste due impostazioni, senza ritrovarsi pienamente in nessuna delle due e anzi cercando sempre una strada personale al di fuori di ogni etichetta. Ed è proprio qui che la sua strada si interseca con Torino: dopo l'università Celeste raggiunge il marito che aveva iniziato a lavorare lì e inizia a insegnare a Chivasso. "Torino degli anni '70 non è facile - racconta -: sono gli anni di piombo, è una città industriale e sta avvenendo la grande immigrazione". È in questo contesto che inizia a insegnare agli operai della Lancia, che in quegli anni avevano conquistato il diritto alle 150 ore di apprendimento.

"La meticcia e il suo viaggio"

"La meticcia e il suo viaggio" descrive bene quella Torino operaia e in fermento: Celeste Pernisco, da pedagogista qual è, si scontra anche coi sindacati. "Pretendo che agli operai bisogna insegnare e rivendico il mio ruolo di docente che non vuole sottostare ai diktat dei sindacati - racconta -. Ricevo delle minacce ma i miei alunni iniziano a fare circolare la voce che la prof Pernisco è comunista, e allora il loro atteggiamento cambia, mi ascoltano. E allora sì che mi arrabbio, era la prova che c'era solo contrapposizione politica".

Dagli operai di Chivasso alle periferie torinesi: il racconto prosegue con la descrizione dei figli dell'immigrazione, particolarmente in linea con il dibattito su Barriera di Milano di queste ultime settimane, con alcuni che fanno il paragone tra gli immigrati stranieri di oggi e quelli italiani del passato, mentre altri rifiutano questo confronto sostenendo la diversità delle condizioni. Dall'esperienza di Celeste, però, emergono i disagi e le discriminazioni che i meridionali e i veneti hanno vissuto in quegli anni a Torino, dipingendo una periferia emarginata e un'integrazione difficile. "I figli dei meridionali e dei veneti non parlavano italiano, non venivano affittate le case. Due volte sono venuti i carabinieri a scuola, una per tre maschi minorenni che avevano assalito e derubato un uomo nella notte, e una seconda volta perché due ragazze minorenni venivano fatte prostituire. Per noi invece era diverso: sentivano l'accento toscano e si spalancavano tutte le porte, eravamo benvoluti".

Il racconto torna poi in Toscana, all'isola del Giglio, ma l'esperienza di quegli anni a Torino, con l'inizio del lavoro di insegnante e di pedagogista nelle "equipe" che erano state formate nelle scuole per supportare l'integrazione degli alunni in difficoltà, è stata decisiva per l'autrice. Il figlio - che in quanto grafico ha ideato la copertina del libro - ha definito Torino il "turning point" della madre, il punto di svolta della sua vita ed è per questo motivo che la Mole e il profilo della città campeggiano in primo piano nell'immagine.