Cultura e spettacoli - 20 maggio 2025, 11:20

Il rapper torinese Cajo torna nella sua città e omaggia Dj Fabo: "Fabiano è la vera motivazione alla base del disco" [INTERVISTA]

Il concerto il 22 maggio all'Hiroshima Mon Amour con i brani del suo ultimo disco, Redivivo: "Sarà una festa. Ibiza? Mi sono trasferito, ma non ero più in fuga da niente e da nessuno"

Il rapper torinese Cajo torna dopo quasi 15 anni di assenza presentando il suo nuovo disco, “Redivivo”, sul palco dell’Hiroshima Mon Amour il 22 maggio 2025.

Il disco, scritto a Ibiza dove l’artista ormai risiede da anni, racconta un percorso personale ed artistico fatto di ostacoli, silenzi e ripartenze causati da anni complessi: la perdita dei genitori, una diagnosi di linfoma, la pandemia.

La storia di Cajo è segnata, inoltre, anche dal legame profondo con DJ Fabo, amico fraterno e compagno di visioni musicali con cui condivideva una promessa: non rimandare mai i propri sogni.

Partiamo da Redivivo, come è nato il progetto e quali contenuti troviamo?
"Redivivo è un atto di ribellione a me stesso, alle mie paure. Non ho mai smesso di scrivere, ma è stato in uno dei momenti più bui e duri che mi è scattato qualcosa: ora giù tutte le maschere, basta rinviare, basta mettere me stesso sempre per ultimo. Un tattoo fatto in tempi davvero non sospetti, "maiku shinseina no gakkò" (la Sacra scuola del microfono) come post-it sottopelle a futura memoria. La mia memoria. Poi le speranze e le promesse condivise con DJ Fabo. Poi una diagnosi che suona come una sentenza, ma fa anche da detonatore. Tutto questo è Redivivo. È morire e rinascere".

Nel corso della vita hai subito diverse perdite e ti sei ritrovato di fronte diversi ostacoli da superare, qual è stata la tua formula per tornare a vivere?
"Prima di tutto esaurire le forze nell'opporre resistenza. Accettare quel lutto e rielaborarlo. Dirsi "ho sbagliato tutto" e fare pace con questo. Abbandonare tutte le vecchie convinzioni e selezionare con grande cura, attenzione e profonda sincerità quelle nuove. Quindi nel giro di tre anni ho cambiato casa, città, lavoro, nazione, donna, pelle e soprattutto testa. E ho portato finalmente la vita lì dove volevo, non dove dovevo. Ho scelto quello che mi piace e non quello che mi faccio piacere o che mi conviene mi piaccia. E in questo clima di completo cambiamento si sono scatenate le energie che hanno fatto nascere Redivivo".

Come è nata la tua amicizia con Dj Fabo e come ritorna nel tuo album?
"Fabiano l'ho conosciuto a Ibiza quando avevamo più o meno vent'anni entrambi. È diventato presto un grande Amico, un fratello. Avevo già scritto un pezzo per lui (4F "For Fabo") durante la sua dolorosa vicenda, un pezzo che non era pensato per essere pubblicato  ma che poi lo è stato perchè lui ci teneva lo fosse. Nel caso di Redivivo non c'è un pezzo esplicitamente dedicato a lui perché tutti lo sono. In un paio di brani lo cito direttamente, ma più in generale lui è la vera motivazione che sta alla base del disco. Sentivo di doverlo tanto a lui quanto a me stesso. Un modo per riscrivere la storia e completarla con un finale felice. L'immagine al centro tanto della cover quanto della locandina è in realtà un suo tatuaggio.".

Qual è il tuo pensiero oggi, sul fine vita?
"Lo stesso di ieri. È una delle libertà fondamentali dell'essere umano. Un tema molto delicato, molto personale. Un qualcosa che ciascuno di noi dovrebbe poter valutare in completa autonomia. Ogni dolore merita rispetto e il miglior modo di rispettarlo è riservargli la libertà di essere sentito, vissuto e in casi estremi anche abbandonato attraverso strumenti come l'eutanasia e il suicidio assistito."

Vivi da anni a Ibiza, perché hai scelto di restare lì e come vivi invece la città in cui sei nato?
"Il mio legame con Ibiza nasce fin da quando ero un bambino. E ha avuto poco a che vedere sia con gli hippie che ne erano un po il sImbolo in quegli anni sia con il mondo vip e del turismo di massa di oggi. Il mio è un angolo a parte fatto di cose semplici, persone semplici e tanta natura. Ogni luogo ha i suoi pro e i suoi contro. Li ha Ibiza cosi come Torino. E se c'è stata una cosa positiva nel completare questo trasferimento definitivo in età adulta è stata la certezza che non ero più in fuga da niente e da nessuno. Non sono andato via da Torino, sono solo andato verso Ibiza. Verso qualcosa che ho sempre desiderato. Poter vivere come in provincia, con i ritmi della provincia, ma senza una mentalità provinciale. Ero stufo delle città in generale, della vita urbana e dei suoi tempi frenetici. Ma Torino l'ho sempre amata, il mio brano di esordio assoluto era dedicato a lei ("Torino" appunto...) e anni dopo con Mr.Deng e la UnionClick ne abbiamo fatto una specie di versione 2.0 : Cosa Mi Fai."

Cosa dobbiamo aspettarci dal tuo concerto all’Hiroshima?
"Sarà una festa. Eseguiremo buona parte dei brani di Redivivo, ma prima aprirà il grande MastaFive con uno dei suoi DJ set e poi si alterneranno vari ospiti, alcuni già annunciati e alcuni a sorpresa. E ci sarà anche un momento dance dedicato a DJ Fabo: niente di triste però, abbiamo già pianto tutti abbastanza per quella vicenda. È intrigante pensare di esibirsi per un pubblico così eterogenEo, alcuni amici e conoscenti di una vita e altri nuovi amici che si sono avvicinati grazie a Redivivo... Avrei sperato di arrivarci in grande forma fisica e questo purtroppo non è stato del tutto possibile. Ma ciò che conta è la testa e da questo punto di vista così come per quello emotivo ci arrivo carico al punto giusto. Non vedo l'ora di divertirmi facendo in modo si diverta anche il pubblico. Da "Torino Cosa MI Fai" a... Torino cosa ti faccio!"

Quali sono i progetti di Cajo dopo questo disco e questo tour?
"Sto già scrivendo il nuovo disco, ma prima pubblicheremo perlomeno un paio di nuovi singoli. La libertà sarà sempre la chiave. Mi piace che una certa ispirazione venga a trovarmi sorprendendomi. E se "mi piace" vuol dire che va bene, che per me è giusto così. L'idea per ora è qualcosa di più suonato e meno digitale, ma mentre facciamo succedere le cose siamo attenti a lasciare che la musica faccia quel che vuol di noi. Che accada. L'arte accade, sta a noi lasciare che accada senza interferire. Farci accompagnare senza pretendere di accompagnarla. Nessun calcolo, nessun ragionamento, nessuna razionalità. Respirare, sentire, ascoltare e trasporTare qua un qualcosa che viene da un altrove che è sia lontano che vicino... Mi piace così".