Sanità - 22 maggio 2025, 13:05

"L’inquinamento da PFAS ci riguarda tutti”, i medici di Torino lanciano l'allarme. Casi in Val Susa

Coinvolti 70 Comuni della Città Metropolitana

La recente notizia sulla sentenza di Vicenza, dove per la prima volta un tribunale italiano ha certificato che un decesso (un operaio della  Miteni di Trissino)  possa essere collegato alla contaminazione da Pfas, riaccende i riflettori sulla pericolosità  dei danni sulla salute provocati  da questi  composti chimici utilizzati nei processi industriali e in  numerosi prodotti di uso quotidiano, dai tessuti impermeabili alle pentole. Il “nuovo amianto” come è stato definito.

L’ Ordine dei medici di Torino vuole sensibilizzare su un tema che tocca da vicino anche il territorio torinese, oltre, naturalmente, l’area della Sogei di Alessandria. Si tratta di sostanze note per la loro resistenza alla degradazione: una volta disperse nell’ambiente, restano a lungo nell’acqua, nel suolo e negli organismi viventi. Inquinanti “eterni” vengono definiti.

Un recente report  di Greenpeace di inizio 2024 realizzato chiedendo un accesso agli atti a Smat,   ha portato l’attenzione sulla situazione del Piemonte, dove in diverse aree, fra cui Torino e la Val di Susa, la contaminazione risulta diffusa e sono stati individuati livelli significativi di Pfoa (ampio gruppo di Pfas certificato come cancerogeno)  anche nell’acqua potabile: 125mila persone esposte negli anni, 70 Comuni coinvolti nella Città metropolitana  e in Val di Susa. Le indagini indipendenti successive hanno confermato questo trend.

Nell’ intervista (pubblicata sul sito di Omceo),  il responsabile Campagne Inquinamento di Greenpeace Italia Giuseppe Ungherese,  sottolinea i dati e sollecita un ruolo di sorveglianza e intervento da parte delle Istituzioni, dei sanitari, ma anche di impegno da parte di  giornalisti e singoli cittadini.

I medici in particolare , ribadisce, possono avere un ruolo “di sentinelle”.

Si tratta di un terreno ancora poco esplorato,  sottolinea Omceo “ma che interpella la professione su nuove forme di attenzione, vigilanza e, in alcuni casi, di tutela attiva dei pazienti. Parlarne è fondamentale per promuovere consapevolezza e responsabilità: conoscere i meccanismi attraverso cui i Pfas entrano nel ciclo dell’acqua e negli organismi viventi aiuta a richiedere interventi tempestivi, a proteggere la salute pubblica e a orientare scelte individuali e collettive più sostenibili”.

comunicato stampa