Economia e lavoro - 13 giugno 2025, 07:00

No a Kiev nella UE: per Budapest è questione di sicurezza nazionale

La tensione fra i governi di Kiev e di Budapest non deriva solamente dal trattamento della minoranza ungherese nella regione della Transcarpazia. Oggi un altro motivo è la totale contrarietà dell’Ungheria all’ingresso dell’Ucraina nell’Unione Europea. Come riferisce il sito Strumenti Politici, il premier ungherese Viktor Orbán ritiene si tratti per il suo Paese di una questione di sicurezza nazionale. Teme infatti ritorsioni pesanti da parte di Bruxelles. L’Alto rappresentante dell’Unione per gli affari esteri Kaja Kallas ha chiaramente detto che verrà fatto tutto il necessario per far entrare Kiev, anche ricorrendo a “piani B” e “piani C” di cui ambiguamente non ha voluto rivelare il contenuto. L’obiettivo è che entro il 2030 l’Ucraina diventi uno Stato membro superando il voto negativo dell’Ungheria. Il connazionale della Kallas, il ministro degli Esteri estone Margus Tsahkna, ha paventato l’ipotesi che Budapest venga privata del diritto di voto. Orbán definisce tutto ciò un “sogno delirante” di Bruxelles, anzi “un’istanza vitale” per la UE, che vorrebbe così tenersi in piedi facendo pure affari grazie a una guerra che sta perdendo. Intanto Orbán denuncia i tentativi sotterranei di Bruxelles di indebolire il suo governo legittimo per mettere al suo posto un premier compiacente ai desiderata guerrafondai e filo-ucraini. Il popolo ungherese comunque ha l’occasione di mostrare il suo parere in merito, votando in un referendum non vincolante sull’entrata dell’Ucraina nella UE. Si sa comunque quale sarà il risultato: altamente negativo per Kiev. Zelensky quindi ha già criticato l’iniziativa e lo ha fatto in un modo che agli ungheresi è apparso come una velata minaccia alla minoranza magiara che vive in Transcarpazia. 


 

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