Per le valle torinesi e piemontesi questi sono i giorni della transumanza delle api. Gli apicoltori portano gli alveari in montagna per seguire le successioni delle fioriture estive. Una monticazione che risale al medioevo e che è essenziale per l’ambiente, con le piante che beneficiano dell’attività degli impollinatori.
"Su questa antica pratica che segue i ritmi della natura - informa il presidente di Coldiretti Torino, Bruno Mecca Cici - pesano i cambiamenti climatici che bloccano le fioriture in primavera così come la concorrenza dei mieli importati a basso costo dall’est Europa e dalla Cina. Ma soprattutto incombe lo spettro del miele sintetico prodotto in bioreattori. L’ultimo attacco alle api è infatti la richiesta in Europa per produrre “miele” sintetico ottenuto per via biochimica e senza api. Ai “mieli” sintetici (aggregati di zuccheri, addensanti e aromi chimici) si aggiunge un nuovo prodotto chiamato “miele vegetale” che, come il prodotto sintetico, non dovrebbe essere nemmeno chiamato “miele” visto che di quello straordinario e complesso frutto del metabolismo dell’ape non ha assolutamente nulla".
Sono già numerosi i brevetti delle multinazionali. "Tra questi c’è un falso miele ideato da una start-up americana e ora prodotto da una multinazionale svizzera che si sta affacciando sul mercato europeo proponendosi come l’ennesimo cibo artificiale che fa leva su false motivazioni etiche e ambientali. Come se le api non fossero utili all’ambiente e ai cicli delle piante".
"Noi apicoltori ce la mettiamo tutta per garantire un miele di altissima qualità - aggiunge Claudia Roggero, apicoltrice, responsabile di Coldiretti Giovani Impresa Torino -. Ma dobbiamo fare sempre più i conti con il clima impazzito e con la concorrenza sleale dai Paesi dove non esiste la stessa cura delle api e del miele e nemmeno le nostre stesse normative ambientali. E poi ci sono queste novità dei falsi mieli sintetici e ultraprocessati su brevetti delle multinazionali che potrebbero invadere i supermercati con prodotti a basso costo che imitano il miele. Per noi e per le api sarebbe il colpo di grazia".
La sola produzione di miele in Piemonte vale oltre 48 milioni di euro per una quantità che supera le 3.500 tonnellate. Ma il valore complessivo è di oltre 300 milioni di euro. Il valore, infatti, non è dato solo dalla produzione di miele, polline e propoli, ma è soprattutto determinato dal “valore ecosistemico” del settore che è quantificato attraverso parametri europei. Secondo dati di Aspomiele il valore ecosistemico degli alveari piemontesi è di circa 117 milioni per il contributo diretto alla produzione di frutta, ortaggi, foraggere grazie all’impollinazione. A questi si aggiungono 180 milioni di valore per il mantenimento della flora selvatica prativa e forestale più di 10 milioni per il contributo al mantenimento del paesaggio agronaturale di attrazione turistica e circa 1 milione di servizi didattici e produzioni scientifiche legate al mondo delle api.
Nel Torinese sono attive 2.290 aziende agricole apistiche con 6.992 apiari (gruppi di alveari) per ben 47.455 alveari. In tutto stiamo parlando di oltre 2 miliardi e 370 milioni di api. In Piemonte (quarta regione apistica d’Italia) sono presenti 6.581 aziende apistiche con 26.664 apiari e 209.631 alveari. Le api in Piemonte superano così i 10 miliardi e 480 milioni di esemplari. Il nomadismo, cioè la transumanza degli apiari verso le fioriture di montagna e di collina riguarda oltre il 45% degli apicoltori.
La monticazione inizia con lo spostamento a 5-600 metri per permettere alle api di bottinare il nettare e il polline di tiglio e castagno per proseguire verso quota 1700 metri dove per tutto luglio le api visiteranno i fiori dei pascoli che daranno il “miele millefiori” di montagna. Ma in questi giorni sono numerosi gli apicoltori che salgono direttamente in quota per approfittare della fioritura del rododendro, la pianta che colora di rosa l’alta montagna e produce un miele delicatissimo.
"La stagione è promettente - conclude Roggero -, anche se le fioriture come il rododendro sono state anticipate. Speriamo in una buona annata dopo quelle disastrose del 2022, 2023 e quella non del tutto soddisfacente dell’anno scorso. Gli apicoltori si trovano a dover affrontare costi di gestione sempre più proibitivi e, come detto, una concorrenza sleale di prodotti che non l’alta qualità dei nostri mieli e i servizi ecosistemici che offriamo non c’entrano proprio nulla".