Cronaca - 25 giugno 2025, 14:38

"Niente vaccini ai neonati': denunciato avvocato che diffida il Sant'Anna e altri ospedali

Tutto nato dall'iniziativa di una coppia in attesa di un bambino

Immagine di archivio

Non fare indossare la mascherina alla mamma, non conservare campioni di sangue o Dna del neonato, nessun vaccino e nessun tampone senza consenso esplicito dei genitori: in caso di violazione scatterà un'azione legale per danni che potranno arrivare fino a 100mila euro. Sono di questo tenore, come riporta l'agenzia di stampa Ansa, le "Diffide Culla", come lei stessa le ha chiamate, che una avvocata di Mantova ha inviato a numerosi ospedali italiani per conto di coppie in attesa di un bimbo.

Tirato in ballo il Sant'Anna

La civilista, Camilla Signorini, ora è stata denunciata a Torino e in altre sei procure per decisione della Società italiana di neonatologia. Con la querela si chiede ai magistrati di valutare se emergono i reati di esercizio abusivo di una professione, truffa, pubblicazione di notizie false e tendenziose, procurato allarme. Una di queste "Diffide Culla", come si è appreso in ambienti giudiziari subalpini, è giunta all'ospedale Sant'Anna per conto di una coppia di italiani residenti in città.

Il lungo elenco di "divieti" impartiti dall'avvocata, secondo i denuncianti, sottintende delle "inesattezze" e delle "criticità" che, oltre a presentare in maniera alterata la realtà degli ospedali, e sono in contrasto con gli obblighi dei medici. Le denunce contro l'avvocata sono state presentate anche alle procure di Milano, Brescia, Mantova, Lodi, Rimini e Roma. La Società italiana di neonatologia, che si è mossa di concerto con la Società italiana di pediatria, si è affidata all'avvocato Riccardo Salomone, del foro di Torino. Nelle querele si analizzano tutti i punti contenuti nelle "diffide", elencando i potenziali problemi per il neonato nel caso in cui i medici, nel timore di una richiesta di risarcimento danni, si attenessero al rispetto delle imposizioni. 

Le ragioni di questa battaglia

Tra i divieti figurano quello della terapia monoclonale contro il Vrs (virus respiratorio sinciziale) nonostante - sottolineano i denuncianti - il 60% dei bimbi si infetti entro il primo anno di età, o quello di non procedere alla somministrazione della vitamina K senza il consenso dei genitori: qui i ricorrenti fanno presente che esistono "rischi rilevanti" di contrarre una grave malattia emorragica, e ricordano che in caso di rifiuto totale una legge del 2017 prevede l'intervento di un giudice tutelare.

redazione