Torna a Torino dal 10 al 14 settembre 2025 il Festival delle Migrazioni, settima edizione di un evento internazionale diffuso che utilizza teatro, arte, cinema, letteratura e performance partecipate con il pubblico come strumenti privilegiati di coinvolgimento, approfondimento e riflessione, per aiutare a meglio comprendere e analizzare la complessità del fenomeno migratorio, con le sue contraddizioni e problematiche, ma anche bellezza e ricchezza; un punto di riferimento nazionale che dà voce a nuovi sguardi e narrazioni su questo tema.
Il cuore oltre l’ostacolo è il tema scelto per questa edizione del Festival delle Migrazioni: “un invito a mettere il cuore dove l’orizzonte si restringe, dove la realtà ferisce, dove sembrerebbe più semplice voltarsi. Viviamo un tempo attraversato da guerre, crisi sistemiche e disuguaglianze profonde. I confini si moltiplicano, intere popolazioni vengono spinte ai margini della storia. In questo paesaggio frantumato, vogliamo rilanciare un’idea di umanità che si muove, resiste, immagina. “Il cuore oltre l’ostacolo” è un gesto politico e poetico: coltivare visioni anche quando il presente sembra cieco. È una chiamata collettiva all’impegno, alla responsabilità, alla solidarietà concreta. A stare dentro le contraddizioni del nostro tempo, senza smettere di cercare nuove strade per abitare il mondo insieme”, commentano gli organizzatori.
Tra gli ospiti internazionali di questa edizione, gli artisti del Palestinian Circus che porteranno in scena Sarab, spettacolo di circo-teatro tragico prodotto nel 2017 con lo scopo di evidenziare le difficoltà affrontate dai rifugiati in tutto il mondo, per riflettere sulla loro storia e su come questa si ripeta oggi per milioni di persone. Nato con la produzione Circus Behind the Wall, questo progetto ha trasformato il circo in uno strumento di espressione e speranza per i giovani. Le loro creazioni sono più di uno spettacolo: sono un atto creativo di resistenza e un messaggio di libertà in equilibrio tra arte e impegno sociale. Oggi il Palestinian Circus è un punto di riferimento per il circo contemporaneo nel territorio e unisce discipline come danza, musica, teatro e acrobatica per raccontare le realtà quotidiane vissute sotto occupazione.
Tra gli incontri dedicati a Gaza, è in programma quello che vedrà tra i suoi protagonisti Moni Ovadia, realizzato in collaborazione con Riforma.it e Giosef Torino, associazione di promozione sociale che si occupa di promozione dei diritti umani attraverso l'educazione non formale e l'apprendimento interculturale.
Al Festival delle Migrazioni andrà in scena anche lo spettacolo Island without Sea della coreografa giapponese residente in Francia Anan Atoyama, la quale propone una performance partecipata di danza, testo, poesia, musica, arte visiva in cui il pubblico sarà attivamente coinvolto. Il progetto nasce dall'incontro tra Atoyama e Lonais, attivista francese che lavora con i migranti in Grecia dal 2020 e che ha vissuto per diversi mesi nel campo di Moria, sull'isola greca di Lesbo. Originariamente destinato a 3.000 persone, il campo ha ospitato in realtà, in accampamenti di fortuna, più di 20.000 uomini, donne e bambini, privati di cibo, assistenza sanitaria e dei diritti più elementari.
Un altro dei progetti ospitati dal festival sarà Afro Women Poetry, ideato dalla giornalista Antonella Sinopoli, esperta di diritti umani, per raccontare l'universo femminile nell'Africa che cambia attraverso la voce poetica delle donne. Sinopoli dialogherà con Sarah Lubala, poeta di origini congolesi che attualmente vive in Sud Africa a Cape Town e che nei suoi lavori tratta tema quali migrazioni, violenze, vissuti familiari drammatici. La raccolta Una storia di sparizione, che segna il suo debutto letterario in Italia, ha come centro il Congo, cuore verde e tormentato dell’Africa. Durante il festival Sinopoli sarà anche coinvolta nell’incontro tematico a partire dal suo libro Black sisters. Le donne e la guerra nell’Africa subsahariana.
Al festival non mancheranno gli appuntamenti dedicati al cinema, con la rassegna realizzata in collaborazione con l’Associazione Museo Nazionale del Cinema al Polo del ‘900, e al fumetto, con Boban Pesov e il suo C’era una volta l’est in cui si racconta la storia di una coppia che parte per un viaggio verso la Macedonia del Nord per raggiungere la madre del protagonista.
Sabato 13 torna la Cena delle Cittadinanze: un appuntamento molto amato dal pubblico, che in ogni edizione coinvolge cittadini, istituzioni, operatori e associazioni nel ritrovarsi insieme in un clima di convivialità. Una lunga tavolata nel cortile di San Pietro in Vincoli è l’occasione per condividere insieme il cibo portato da casa e i piatti proposti dalle cucine dal mondo presenti al festival, vivendo l’emozione di una cena tutti insieme.