Ieri, 27 luglio 2025, a Turnberry (Scozia), il Presidente statunitense Donald Trump e la Presidente della Commissione Europea Ursula von der Leyen hanno siglato un accordo quadro che stabilisce un dazio del 15% su quasi tutte le merci europee dirette negli Stati Uniti .
Questo tasso sostituisce la pesante minaccia di un 30%, e persino del 50% su acciaio e alluminio, che sarebbe dovuta entrare in vigore il primo agosto.
Per le imprese piemontesi, spesso esposte al rischio commerciale, la riduzione appare un parziale sollievo: rispetto a un’ipotesi daziaria più grave, l’accordo spegne il timore di una battuta d’arresto devastante.
Trasporti: il settore salva‑export
Il comparto dei mezzi di trasporto, che incide per circa un quinto sull’export piemontese verso gli Usa, è fra i più penalizzati da un possibile dazio del 27,5‑30%. La nuova soglia al 15% rappresenta un rinvio del danno: migliaia di aziende, molte legate alla componentistica per la Germania, vedono attenuarsi il doppio impatto su export diretto e indiretto. In qualche modo, dunque, il Piemonte tira un leggero sospiro di sollievo.
Tuttavia, l'effetto complessivo resta doloroso. All’inizio di luglio, alla vigilia dei dazi al 30%, le associazioni industriali anticipavano una perdita annua di circa 1 miliardo di euro per l'Italia, con 9.000 posti di lavoro a rischio, di cui 5.000 nell’agroalimentare. Anche con un dazio ridotto al 15%, queste proiezioni non scompaiono: il conto sarà forse meno salato, ma non insignificante.
Piemonte e il resto d'Italia: crescere meno, esporsi meno?
Tra il 2018 e il 2024 le esportazioni italiane verso gli Usa sono aumentate del 53%, dai 42,4 ai 67,8 miliardi. Il Piemonte ha registrato solo un +19%, il più basso tra le grandi regioni esportatrici, a causa del ridimensionamento del settore dei trasporti
Se da un lato questo ha limitato l'esposizione, dall’altro rende il sistema regionale più vulnerabile a un rallentamento degli scambi: restare “in casa propria” diventa rischioso anche in un’economia globale.
Lo stesso accordo prevede investimenti Ue negli Usa per 600 miliardi e circa 750 miliardi di euro in acquisti di energia statunitense, oltre alla promessa di stabilità diretta da parte delle istituzioni europee.
Ma rimangono zone d’ombra: dazi speciali su prodotti come farmaci, semiconduttori, alcolici e materie prime critiche sono in parte esclusi o da definire; il meccanismo negoziale è ancora in corso.
A livello politico, il Premier Meloni ha definito il risultato “positivo” ma ha anche sollecitato una revisione dei dettagli tecnici e misure compensative per i settori più colpiti.
Alla luce delle premesse, il Piemonte guarda con sollievo circoscritto al nuovo livello tariffario: la principale industria delle esportazioni—i mezzi di trasporto—ottiene un alleggerimento significativo. Tuttavia, gli altri settori affrontano un impatto reale e futuro da valutare, tra incertezza sui dazi residuali, dinamiche valutarie sfavorevoli, e complessità delle filiere globali.
Insomma: si è evitato il peggio, ma resta lontana la tranquillità.