Attualità - 11 agosto 2025, 12:00

Dalle Marittime alle Cozie, le avventure di ‘Peppuccio’ che cammina con la bandiera sarda

A 85 anni, il nichelinese, percorre ancora sentieri impegnativi, consegnando a chi incontra lungo il cammino il ricordo della terra in cui è nato

Giuseppe Mei sul Viso Mozzo con la bandiera della Sardegna

Della montagna dice di amare il silenzio ma una delle soddisfazioni più grandi è sentirsi riconoscere e chiamare ‘Peppuccio!’ all’arrivo in cima, lungo una pietraia o attraversando un colle. Sono pochi gli escursionisti infatti che non hanno incontrato almeno una volta Giuseppe Mei, ottantacinquenne nichelinese, che ha provato buona parte dei sentieri delle Alpi Marittime e della Cozie. Chi non l’ha conosciuto, però, probabilmente ha già sentito parlare di lui e della sua originale abitudine di regalare lungo il percorso una bandiera della Sardegna.

Dalla Sardegna alle cime piemontesi

In quella regione infatti nacque nel 1940 e lì affrontò le sue prime salite: “Sono originario di Villamassargia in provincia di Cagliari e solo successivamente mi spostai nella città di Carbonia, al seguito di mio padre che era minatore” racconta. Tra gli otto e i nove anni iniziò ad amare le camminate: “Appena terminate le lezioni scolastiche con i miei compagni delle elementari correvamo sulle montagne, che non hanno nulla a che vedere con quelle che ho conosciuto dopo, perché si fermavano a 500/600 m s.l.m.”.

Negli anni Sessanta si trasferì in Piemonte, prima a Torino e poi a Nichelino. Proprio nel capoluogo avvenne il suo primo incontro con altri amanti della montagna che gli trasmisero la passione per le cime piemontesi. “Allora lavoravo nella mia macelleria in via Principi d’Acaja e frequentavo un bar lì vicino. Un giorno espressi ad alta voce la meraviglia che avevo provato guardando il Monviso dal Monte dei Cappuccini e qualche giorno dopo un avventore dello stesso locale mi chiese: ‘Se la sentirebbe? Venerdì mattina si faccia trovare pronto, passiamo a prenderla”. Era il 1964 e Mei imparò a conoscere il Monviso, girandoci attorno e salendo in vetta e instaurò le prime amicizie con altri escursionisti.

Al Ghinivert “Seguendo il cielo azzurro...”

Da allora non ha più smesso di camminare e venticinque anni fa, quando è andato in pensione dal suo lavoro in un’azienda di trattamenti termici nichelinese, ha intensificato le gite. Compiuti a maggio 85 anni ha ancora le gambe e la testa buone per affrontare salite impegnative come i 950 metri di dislivello per raggiungere la Rocca dell’Abisso dai fortini di Limone Piemonte che ha conquistato questa estate con l’amica torrese Mariangela Stella.

“Vado a camminare a giorni alterni, spesso in gruppo, altre volte da solo. Solitamente decido lungo il percorso la mia meta come quel giorno nuvoloso in cui sono arrivato al rifugio Troncea seguendo il cielo azzurro – racconta –. Quando il gestore mi chiese: ‘Peppuccio! Cosa ci fai qui?’ risposi che ero salito per prendere il caffè ma poi mi rimisi in cammino raggiungendo la cima del Ghinivert”. Non era la prima volta che saliva in vetta a 3.037 m sul livello del mare, la volta prima non era riuscito però a farsi il tradizionale selfie perché aveva dimenticato lo smartphone al colle del Beth. Tuttavia l’ultima discesa è stata così impegnativa che una volta terminata si è rivolto verso il Ghinivert avvertendolo: ‘Tu non mi vedi più!’.

Elisoccorso e rimproveri all’Armoine

Una delle lezioni che Mei ha imparato dalla montagna, infatti, è rispettare i propri limiti: “Bisogna essere determinati ma al tempo stesso capire quando è il momento di fermarsi”. Per lui la paura non sempre è nemica: “In montagna ci sono sempre più neofiti: su dieci persone che incontro durante le mie camminate, sette sono ragazzi alle loro prime escursioni. Mi spiace trovarli spesso non attrezzati abbastanza per affrontare i pericoli a cui vanno incontro”.

Tuttavia anche lui i suoi limiti li ha forzati tanto che nell’estate di tre anni fa, sul Colle Armoine (Val Pellice), venne prelevato dall’elisoccorso. “Ero appena entrato in cabina che già i miei figli mi telefonavano per sgridarmi per ciò che avevo fatto – sorride –. Quel giorno giunto alle Traversette decisi di salire al Colle Armoine in compagnia di un escursionista saluzzese che avevo incontrato per strada. Man mano che procedevamo però il tempo peggiorava e cominciò a cadere anche una pioggia ghiacciata e, nonostante i guanti che mi prestò il mio compagno, cominciavo a non sentire più le dita”.

 La bandiera che dà forza

Mei non conta le cadute e i momenti difficili che ha attraversato ma una volta arrivato ai 1.800 m s.l.m. il benessere che prova è tale da fargli desiderare di non smettere mai di andare in montagna. Per i momenti delicati, inoltre, nello zaino tiene un rimedio: “Mi sento ormai piemontese ma con me porto sempre una bandiera della Sardegna. Toccarla mi dà forza” ammette. Spesso non la riporta a casa perché ha l’abitudine di regalarla a chi incontra sul sentiero. “A volte fa lo stesso effetto anche sugli altri come quando, con la promessa di consegnargliela all’arrivo, convinsi un bambino disperato che piangeva accanto alla mamma a proseguire il cammino. Arrivò alla meta cantando e attendendo il suo regalo”.

Elisa Rollino