Attualità - 14 agosto 2025, 16:26

Dall’incomunicabilità al respiro con gli occhi: trent’anni di carriera artistica di Paola Mongelli

La fotografa torrese, originaria di Torino, festeggia l’anniversario professionale con una monografia che uscirà a inizio del prossimo anno

Paola Mongelli con Michelangelo Antonioni (foto di Luca Pron)

Lo fa da così tanto tempo che per lei fotografare è diventato automatico e necessario per vivere, proprio come respirare. Ha da poco festeggiato trent’anni nella fotografia la torrese Paola Mongelli, 53 anni, che per l’occasione – il 22 giugno – ha aperto al pubblico il suo studio di viale de Amicis 117 a Luserna San Giovanni con un allestimento di fotografie, collage, libri d’artista e disegni selezionati dal 1995 a oggi. L’anniversario sarà celebrato anche con la monografia ‘Paola Mongelli. Respirare con gli occhi’ delle edizioni d’arte Gli Ori di Pistoia che è già in prevendita ma che vedrà la stampa ad inizio del prossimo anno. “Il libro è un modo per festeggiare tre decenni di attività che sono anche una bella fetta della mia vita. Conterrà un’ampia selezione dei miei lavori accompagnati da testi critici – annuncia Mongelli –. La prefazione è affidata ad Angela Madesani, storica della fotografia”.

Gli occhi le insegnarono a respirare

Mongelli spiega perché ha usato l’espressione ‘Respirare con gli occhi’ nel titolo della monografia: “Come il respiro la fotografia per me non è una pratica occasionale ma un’azione che fa necessariamente parte della mia giornata. Per me è diventato automatico inoltre notare un’immagine che valga la pena di fotografare”. Per anni è stata l’attività attraverso cui avveniva lo scambio tra il mondo interno e quello esterno: “Da giovane avevo difficoltà ad esprimermi con la parola: la dimensione visiva contribuiva allo scambio con il mondo esterno”.

Torinese, di famiglia con origini siciliane, il suo rapporto contrastato con le parole è proprio ciò che l’ha avvicinata al mondo della fotografia: “Da ragazza ho frequentato il liceo linguistico Santorre di Santarosa e nel 1990 mi sono iscritta a Scienze della comunicazione all’Università di Torino. Ero molto timida e sentivo la mancanza della creatività, peraltro mi ricordo che da bambina amavo molto disegnare”. Nel 1993, Mongelli decise quindi di cambiare strada e di iscriversi all’Accademia Albertina di belle arti di Torino. Iniziò a frequentare il corso di scenografia: “Fu lì che scoprii la fotografia grazie ai docenti Giorgio Avigdor e Enzo Obiso. E mi fece aprire al mondo: fino ad allora mi ero sempre considerata una persona introversa”.

Antonioni, Torino e la Val Pellice

Non è un caso che Mongelli abbia incontrato il ‘maestro dell’incomunicabilità’: il regista Michelangelo Antonioni che nei suoi film ha trattato il tema delle difficoltà dello scambio comunicativo. “Era il 2006: trascorsi sei giorni nella sua casa romana per documentare la sua produzione pittorica, attività a cui si è dedicato molto negli ultimi anni” racconta. In quell’occasione, infatti, la fotografa era assistente di Luca Pron, incaricato di creare l’archivio fotografico dei dipinti di Antonioni.

Ma sono Torino e la Val Pellice i luoghi dove sono avvenuti gli incontri che hanno influito maggiormente sulla sua vita professionale. “Oltre all’Accademia, Torino mi ha offerto gli stimoli della vita culturale e artistica degli anni Novanta e dell’inizio dei Duemila. Inoltre devo molto alla Fondazione Italiana per la fotografia che nel 1998 ha esposto la mia prima personale e acquistato le mie prime opere”. Giunta nel 2012, in Val Pellice è entrata in contatto con la natura e con le persone in difficoltà: “In valle ho avuto modo di realizzare le mie prime esperienze di percorsi creativi in ambito sociale, mettendo lo strumento della fotografia nelle mani di persone in difficoltà, fragili o con disabilità, in contesti eterogenei, con giovani, anziani, stranieri, donne... Questa è la parte del mio lavoro che attualmente amo di più: lavorare in gruppo, conoscere le persone attraverso il loro sguardo, aiutarle a fare emergere la loro creatività attraverso la fotografia”. Inoltre proprio Torre Pellice ha ospitato la sua prima mostra antologica, allestita nel 2014 in Galleria Filippo Scroppo.

Insegnamento e disegno: la ricerca continua

La possibilità di condividere la sua passione è ciò che ha avvicinato Mongelli all’insegnamento. Nel 2009 tenne i suoi primi corsi di camera oscura e negli anni successivi insegnò sia allo Ied (Istituto europeo di design) che allo Iad (Istituto d’arte applicata e design) di Torino, all’Accademia di belle arti di Torino, di Genova, e in corsi privati. Fu l’incontro con il digitale – per lei avvenuto nel 2013 – a spianarle la strada dell’insegnamento. “Per quindici anni ho fotografato solo in analogico e in bianco e nero, affascinata dal lavoro alchemico in camera oscura e dalla lavorazione artigianale del negativo. Del digitale mi metteva a disagio la mancanza del tempo d’attesa dello sviluppo della fotografia, tuttavia il riscontro immediato è molto utile dal punto di vista didattico. Inoltre, il digitale mi ha aperto il mondo del colore e del movimento” spiega.

Dopo trent’anni la ricerca artistica di Mongelli è ancora in piena evoluzione e comprende anche il collage e il disegno che già amava da bambina. Al disegno si riavvicinò nel 2010 dopo un evento che avrebbe potuto compromettere la sua carriera artistica: “Persi la vista dall’occhio destro e tuttavia ne uscii rinforzata nella convinzione che la ricerca sulla visione era la mia strada. Approfondii la riflessione sulla luce e sulla sua assenza che era proprio ciò che accadeva in me e ripresi a disegnare come esercizio per tenere attivo l’occhio non vedente”. Anche i suoi disegni saranno esposti nel suo studio lusernese domenica 24 agosto dalle 10 alle 12 e dalle 16 alle 19, in occasione di una nuova giornata di apertura al pubblico.

Elisa Rollino