Sanità - 18 agosto 2025, 19:53

Ancora braccio di ferro sindacato e Schael: “Nulla è cambiato, torniamo in Tribunale”

La presa di posizione arriva da parte del sindacato dei medici Cimo al termine di un incontro con il commissario. Al centro della frizione overbooking e intramoenia

Ancora frizioni tra il commissario della Città della Salute Thomas Schael e il sindacato dei medici Cimo Fesmed. Il segretario Vladimir Erardi Bacic ha riportato in una nota l'esito dell'incontro che si è svolto oggi, lunedì 18 agosto, tra il Commissario dell’Azienda sanitaria e le organizzazioni sindacali della dirigenza medica. Il sindacato CIMO, nonostante la pausa estiva, ha chiesto di poter partecipare da remoto, ma ha segnalato criticità tecniche che avrebbero compromesso l'efficacia del confronto: secondo quanto riferito, gli strumenti forniti dall’Azienda non avrebbero garantito un ascolto adeguato degli interventi delle altre sigle.

Al centro della discussione la trasmissione della documentazione, inviata tra il 12 e il 14 agosto. CIMO ha espresso perplessità sul contenuto e sui tempi della comunicazione, sottolineando che parte dei materiali non era mai stata condivisa prima, nemmeno in sede giudiziaria. Il sindacato ha richiamato si appella all’articolo del contratto nazionale che prevede la trasmissione preventiva e completa di dati utili alla valutazione delle misure aziendali, lamentando una violazione di questo principio.

CIMO ha inoltre sollevato forti perplessità rispetto all’approccio adottato dall’Azienda nei confronti della recente sentenza relativa all’overbooking. Secondo il sindacato, il Commissario avrebbe portato in sede di confronto una lettura distorta del pronunciamento del Tribunale, arrivando a sostenere che “l’overbooking non è mai esistito”. Una posizione, secondo CIMO, in evidente contraddizione con quanto stabilito dal giudice, e per questo motivo è stato chiesto che tale affermazione venisse formalmente registrata nel verbale della riunione. 

A generare ulteriore dissenso è stata la scelta delle altre organizzazioni sindacali di considerare chiusa la questione, tramite una votazione alla quale CIMO si è opposta, ribadendo la necessità di attenersi a quanto sancito dalla magistratura senza interpretazioni soggettive. Anche in questo caso, il sindacato ha chiesto che la votazione fosse verbalizzata.

Sul fronte della libera professione, la situazione appare ancora in stallo. La sentenza, che ha imposto il ripristino delle convenzioni attive nel mese di aprile, non ha trovato ancora piena attuazione da parte dell’Azienda. Il Commissario ha motivato la mancata riattivazione con ragioni organizzative e gestionali, ma per CIMO queste spiegazioni non sono sufficienti a giustificare il ritardo, che viene interpretato come una palese inottemperanza al dispositivo giudiziario.

Il sindacato ha infine criticato l’esito del confronto definendolo privo di contenuti operativi concreti, lamentando un dialogo prolungato ma inconcludente tra il Commissario e le altre sigle sindacali. Per CIMO si tratta di un’occasione mancata per ripristinare la legalità e dare seguito, in modo coerente, alle disposizioni della giustizia.

"Alla luce di questa ennesima convocazione, dobbiamo constatare che nulla è cambiato - ha dichiarato in una nota il segretario di Cimo  segretario Vladimir Erardi Bacic - nessuna reale applicazione della sentenza, nessuna trasparenza sulle modalità di eventuale reinternalizzazione, solo interpretazioni personali del Commissario, in contrasto con norme contrattuali e decisioni giudiziarie.”

CIMO - prosegue la nota - ritiene che un’Azienda come la Città della Salute necessiti di una guida rispettosa della legge e delle regole contrattuali, non di continue forzature.Per questo, se entro il 15 settembre il Commissario non avrà ottemperato alla sentenza, torneremo in Tribunale."

Redazione