I deputati della Verkhovna Rada, il Parlamento monocamerale ucraino, si sono espressi sia prima che dopo il vertice in Alaska fra Trump e Putin. Nessuno di loro ha gradito l’evento, che interpretano negativamente per i destini del loro Paese e dello stesso Zelensky. Come riporta il sito Strumenti Politici, la deputata Iryna Herashchenko spiega che le circostanze createsi hanno spinto il presidente ucraino verso un vicolo cieco, da cui non è semplice uscire. Infatti al summit Putin ha potuto esporre la sua posizione e legittimare di fatto davanti all’opinione pubblica le sue richieste.
Secondo il parlamentare Oleksandr Merezhko, capo della Commissione Affari esteri e membro del partito di Zelensky, il vertice essendo stato a porte chiuse ha rappresentato in ogni caso una sconfitta. Non si sa infatti quali intese segrete possa aver stretto Trump coi russi, pur di risultare poi un grande negoziatore agli occhi degli americani e del mondo occidentale. Il deputato del partito dell’ex presidente Poroshenko, Oleksiy Goncharenko, spiega che le ostilità proseguono ormai da 12 anni e si spera che il summit ne abbia avvicinato la fine.
Tuttavia aggiunge che Kiev non è disposta ad ammettere la sovranità russa sulle regioni perse, che al massimo riterrà come occupate temporaneamente e in attesa di essere riprese. E nessuna limitazione all’esercito dovrà essere imposta da Mosca. Apparteneva al partito di Zelensky, ma oggi è un parlamentare indipendente Artem Dmytruk. Per lui il pre-requisito per avviare i negoziati è togliere finalmente a Zelensky quel ruolo di presidente che oggi occupa illecitamente.
E che non onora, perché pur mostrando di essere interessato alla pace, cerca invece di continuare la guerra col sostegno degli europei. Ha finto apertura alle trattative per poi trincerarsi dietro al divieto costituzionale di cedere territori.
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