Cronaca - 20 agosto 2025, 10:18

Strage di Nizza, i coniugi Sardu ricosciuti vittime del terrorismo dal Tribunale di Torino

La coppia di torinesi era rimasta coinvolta nell'attentato sulla Promenade des Anglais del 14 luglio 2016

È durata quasi un decennio la battaglia di Mauro Giuseppe Sardu e Ombretta Romanin, marito e moglie torinesi, sopravvissuti alla strage del 14 luglio 2016 a Nizza, quando un camion lanciato a tutta velocità sulla folla sulla Promenade des Anglais causando 86 morti, tra cui sei italiani, e oltre 400 feriti.

"Nonostante lo Stato francese avesse riconosciuto la condizione di vittime del terrorismo ai due coniugi torinesi, la Prefettura di Torino prima e il Ministero dell’Interno poi, avevano respinto le richieste, arrivando perfino a mettere in discussione la loro presenza sulla scena dell’attentato" scrivono dall'Osservatorio Vittime del Dovere a cui si era rivolta la coppia. 

L'avvocato Ezio Bonanni, presidente dell’associazione, ha raccolto documenti ufficiali provenienti dal Governo francese – dal tracciamento GPS dei cellulari al riconoscimento della medaglia nazionale alle vittime del terrorismo – che hanno smentito le tesi dell’Avvocatura dello Stato.

"Alla prima udienza, il colpo di scena: la stessa Avvocatura ha dovuto riconoscere la presenza dei coniugi a Nizza. Il Tribunale, con una consulenza medico-legale, ha poi accertato le gravi conseguenze psicologiche dell’attentato: un disturbo post-traumatico da stress cronico che ha stravolto le loro vite. La sentenza ha fissato per entrambi un’invalidità del 43%, riconoscendo il diritto a un assegno vitalizio di 500 euro e a uno speciale assegno mensile di 1.033 euro".

“Giustizia è stata fatta – ha commentato Bonanni – questa sentenza dimostra che Davide può vincere contro Golia. Due vittime del terrorismo che, grazie anche agli atti ufficiali del Governo francese, sono riuscite a ottenere la condanna di organi dello Stato italiano”.

“Mi sento abbandonato dallo Stato al quale appartengo”, ha detto Mauro Sardu. “Ci auguriamo che il ministro Piantedosi prenda provvedimenti contro chi ci ha costretti a un calvario giudiziario lungo nove anni”.

La sentenza, pubblicata lo scorso maggio dal Tribunale di Torino, è passata in giudicato: il Ministero non ha presentato appello." Eppure - denunciano i legali - gli importi dovuti non sono ancora stati liquidati. La decisione dei giudici piemontesi ha un valore simbolico forte: riconosce che anche le ferite invisibili, quelle psicologiche, possono avere conseguenze permanenti devastanti quanto quelle fisiche".

 “Abbiamo perso i nostri progetti di vita – raccontano i due coniugi – e solo grazie a questa sentenza ci sentiamo, almeno in parte, risarciti moralmente”.

redazione