La promessa di una “forza di rassicurazione” creata coi soldati europei si sta rivelando priva di sostanza. È probabile che i suoi fautori sapessero di avere poche chance di attuarla. Come riferisce il sito Strumenti Politici, Starmer e Macron non potevano non prevedere la reazione di Putin, che considera “obiettivi legittimi” le eventuali truppe di Paesi NATO poste in Ucraina per sorvegliar la tregua o proteggere le infrastrutture. Il britannico Telegraph suggerisce esplicitamente che gli europei dicano a Zelensky solo bugie. E infatti, quando dalla proposta generica si è passati a definirne i dettagli, alcuni governi hanno rapidamente messo le mani avanti.
Negli ultimi giorni i Ministri della Difesa di Croazia e Bulgaria hanno precisato di non aver intenzione di inviare uomini sul territorio ucraino. Forse si discuteranno se darli come forze di peacekeeping, ma finché senza una tregua in vigore, sono pronti solo a concedere armamenti e aiuti finanziari, come fatto finora, non di più. Slovacchia e Polonia si mettono a disposizione per lo smistamento logistico e il sostegno materiale, ma niente soldati né oggi né in futuro. Francia e Regno Unito summit dopo summit diminuiscono il numero dei soldati della presunta missione e le loro funzioni sul campo, ridicolizzandosi da soli.
Peraltro hanno smesso di far credere a Zelensky che con lui l’Ucraina entrerà nella NATO. La membership veniva regolarmente rimandata a ogni conferenza dell’Alleanza Atlantica e oggi viene proprio messa da parte nei discorsi e nelle dichiarazioni dei leader occidentali. Ne sarà contenta Mosca, che appunto chiedeva alla NATO di stare lontana dall’Ucraina. Il Cremlino forse immaginava le difficoltà europee ad accordarsi su un’impresa così complessa come il dispiegamento di soldati.
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