The Others Art Fair svela l’immagine guida della XIV edizione e annuncia i 57 espositori che parteciperanno alla fiera in programma a Torino negli spazi dell’ITCILO dal 30 ottobre al 2 novembre 2025.
Dopo l’anticipazione di luglio delle sei gallerie che interagiranno con le suite – A.MORE Gallery, Antonio Colombo Arte Contemporanea, Artra, Contour Art Gallery, Galleria Davide Di Maggio e Gaze-Off – e le novità sui focus dedicati a performance, video d’arte e opere sonore, The Others rivela non solo i nomi degli espositori provenienti sia dall’Italia che dall’estero – tra cui Slovacchia, Spagna, Perù, Cuba, Lituania, Francia, Svizzera, Argentina e Portogallo – ma anche tre percorsi trasversali che emergono nei loro progetti e che diventano chiavi di lettura per questa edizione: la soglia e la città, il viaggio e l’interculturalità, il corpo e gli inganni della visione.
Per il secondo anno consecutivo, The Others, guidato dal direttore artistico, Lorenzo Bruni, trasformerà il Campus dell’ITCILO in un organismo culturale vivo: un luogo dove realtà internazionali mettono in dialogo tecniche tradizionali e algoritmi, corpo e città, memoria e futuro. Visitare The Others significa confrontarsi con un mosaico ricco di spazi non profit, gallerie emergenti e consolidate, artist run space e home gallery che, insieme, confermano la vocazione della fiera: generare opere e pratiche capaci di dialogare non solo con lo spazio fisico che le accoglie, ma anche con le tensioni del nostro tempo.
Tre marco aree
I 57 espositori animeranno la palazzina dell’ITCILO con proposte elaborate appositamente per l’occasione articolate in tre grandi macro-aree che diventano chiavi di lettura dell’edizione 2025:
Visualizzare una soglia tra spazio cittadino e spazio privato
L'idea di soglia diventa esperienza condivisa in relazione alla natura come accade con Solocontemporaneo (Argentina) che mette in scena i “Viaggiatori del tempo” con le opere di Karina Chechik, Juan-Sí González, Arturo E. Mosquera, Edgar Mizrahi ed Alexandra Verga che rifiutano di delegare all’IA la propria immaginazione e invitano il pubblico a un tempo lento; mentre il progetto di Bunker Galleria (Firenze), che orchestra connessioni tra segni astratti dell'artista Monograff che invade lo spazio con un intervento pittorico site specific e le riflessioni sul concetto di oggetto d'uso realizzati da Filippo Mannucci, Davide D'Alessandro e Jonathan Bocca, “parlano” direttamente con i limiti e le potenzialità del contenitore architettonico. E ancora, il concetto e l'esperienza di soglia si moltiplica in esperienze diverse: da MAG – Magazzeno Art Gaze (Bologna) che costruisce un ponte generazionale e linguistico tra i quadri di frasi di Giovane Ceruti, le visioni intime di Margherita Paoletti e l’energia urbana di Eron. Oppure la soglia come esperienza politica, centrale ad esempio nel progetto di A7 Gallery (Slovacchia), che con Helena Tóth, Dorota Holubová e Jan Kostaa affronta i temi di futuro, diritti e sostenibilità, unendo attivismo e pratiche artistiche in un linguaggio europeo condiviso.
Dialogo interculturale e il tema del viaggio
Il tema della soglia non è solo collegata all' esperienza dello spazio e del “qui e ora” ma si amplia con molti progetti all'idea di esperienza interculturale e a come far convivere i punti di vista culturali differenti – aspetto amplificato dalla sede in cui si svolge l'edizione – ma in alcuni casi diviene una necessità principale come con la galleria Collage Habana (Cuba) che porta il dialogo tra due artisti cubani Alberto Domínguez e Andrés Maurette, dove la funzione dell’oggetto si trasforma in pura contemplazione, ma anche con Bloc Art Perù (Perù) che espone pittura e performance legate a spiritualità andina, natura e identità femminile, per esperire il presente da una prospettiva extraeuropea con opere di artiste peruviane come Patica Da Lipsia, ODP Gallery (Germania) - con le opere di David Eager Maher, Siegfried Füreder, Nina Hannah Kornatz, Jakob Limmer - intreccia memoria, geometria e natura per proporre diversi modi di intendere il disegno e la pittura per una mappa europea delle vulnerabilità contemporanee. Dall’Europa centro-orientale arriva Banská St a nica Contemporary (Slovacchia) che presenta gli esiti di residenze collettive, dove la vita di studio diventa forma espositiva e l’opera è il risultato di un processo aperto tramite le opere di Martin Groch, Alessia Armeni e Svätopluk Mikyta. Insieme, questi progetti mostrano che l’internazionalità non è un “altrove” decorativo, ma un’esperienza di convivenza dei linguaggi.
Il corpo e gli inganni della visione
Altre gallerie, invece dell’architettura o dei luoghi pubblici e privati, scelgono il corpo come elemento principale con cui creare una connessione tra spazi fisici e mentali. Tra chi sceglie in maniera evidente come terreno di indagine il corpo possiamo citare: BoA Spazio Arte (Bologna) che dà voce a cinque giovani artiste tra Cina e Italia - Flavia Bucci, Roberta Cacciatore, Federica Gonnelli, Tullia Mazzotti, Jilan Wu - per trasformare il vissuto personale in paesaggi interiori. In altri casi il corpo e la sua eccessiva rappresentazione al tempo dei selfie e dei programmi di riconoscimento facciale puntano a insinuare dubbi sull’autenticità della visione. Tra le varie proposte, Raw Messina (Roma) mette al centro il sentimento come bussola nell’iper-digitale, con opere che intrecciano pittura, video e performance (Eleonora Rossi, Erendira Reyes, Pax Paloscia) e che rispondono all’intelligenza artificiale riaffermando l’esperienza emotiva. Altre gallerie scelgono il corpo come terreno di ambiguità: Arteria Art Gallery (Spagna) intreccia i paesaggi emotivi di Samantha Torrisi con i corpi visionari di Carlos Enfedaque e Laura Fridman, infine Garage Fontana (Modica) mette a confronto gli autoritratti pittorici di Michelangelo Menu con le ferrotipie e l’archivio ULTRAMAR di Romaric Tisserand, offrendo due prospettive complementari sull’identità e l’auto-rappresentazione, tra pittura e fotografia d’archivio.