La storia degli orti urbani della Circoscrizione 7 affonda le radici nel 2004, quando furono tra i primi spazi cittadini ad essere destinati alla coltivazione. Negli anni si sono susseguiti bandi e progetti che hanno reso questi luoghi non solo un’occasione di agricoltura, ma anche un presidio sociale. Poi, nel 2020, lo stop improvviso: prima i nuovi vincoli normativi, poi la pandemia hanno congelato le assegnazioni.
Da allora l’iter è stato lungo e complesso. I terreni sono stati sottoposti a carotaggi e analisi, affidati all’Università, che ha concluso le verifiche solo alla fine del 2024. E la sorpresa è arrivata in primavera: gli orti possono essere utilizzati solo per scopi non alimentari, con l’eccezione di un lotto che non potrà proprio essere assegnato.
"Nel 2004 fummo la prima Circoscrizione ad utilizzare delle zone per adibire a coltivazione di orto–ha ricordato il presidente Luca Deri–. Facemmo ben quattro bandi con un modello di autogestione, ma nel 2019, con la scadenza, la normativa è cambiata. Prima dell’assegnazione bisognava fare carotaggi per verificare che i terreni non fossero inquinati. Poi nel marzo 2020 chiudemmo gli orti per la pandemia, sospendendo tutto in attesa dei rilievi. Oggi sappiamo che si può coltivare solo in maniera non tradizionale e non ovunque".
I costi e le prospettive per il futuro
Deri non nasconde le difficoltà, soprattutto legate ai costi. "Per recuperare gli orti servono circa 30mila euro per la messa in sicurezza degli spazi–ha aggiunto–. Al momento non possiamo mettere a bilancio questa cifra, rischieremmo di compromettere il ripristino delle aree giochi. Ma per il prossimo anno vogliamo riportare gli ortolani in questi spazi agricoli, che sono prima di tutto sociali. Una strada potrebbe essere quella dei cassoni con terra certificata, anche se so che per molti anziani l’impossibilità di coltivare in modo tradizionale può essere un problema".
Il ruolo delle associazioni e delle scuole
Un passaggio che apre nuove prospettive, come conferma la coordinatrice al Verde, Marta Sara Inì. "Le associazioni che si interfacceranno saranno composte da normali e da realtà no profit–ha spiegato–. Alcune hanno già realizzato progetti con i cassoni rialzati e questo può essere un bel messaggio per la cittadinanza. Penso, ad esempio, a iniziative con le scuole, dopo le dovute verifiche, per insegnare ai ragazzi a coltivare attivamente. Ci saranno bandi con requisiti chiari per permettere a chi partecipa di sviluppare i progetti su cui stiamo lavorando".
Bilancio e nuove destinazioni possibili
Dal punto di vista del bilancio, la linea è la stessa: salvare gli spazi e adattarli al nuovo scenario. "Gli orti urbani sono sempre stati molto richiesti perché evitano che un terreno resti sprecato e anzi lo valorizzano–ha sottolineato il coordinatore al Bilancio, Michele Crispo–. I carotaggi hanno però reso impossibile coltivare frutta e verdura, quindi oggi resta l’alternativa di fiori e piante ornamentali. Occorre provare a superare la tradizione storica e convertire gli spazi anche grazie a collaborazioni con associazioni".
L’appello alla Città
Più netta la posizione della capogruppo di Fratelli d’Italia, Patrizia Alessi, che rilancia il ruolo del Comune. "Come diceva il presidente, sarà difficile assegnare gli orti con questi impedimenti – ha commentato –. Inoltre, portare i bambini delle scuole, però, non è possibile se il terreno non è idoneo: i bambini ci mettono le mani. Bisogna capire cosa dice l’Asl, perché se il terreno non è buono non puoi portare le classi. Se vogliamo fare queste iniziative, la Città dovrebbe andare incontro ad associazioni o privati che se ne occuperanno, concedendo gli spazi gratuitamente e magari mettendo a disposizione terra certificata".