Economia e lavoro - 03 ottobre 2025, 06:00

Riso amaro, in Giappone è crisi di prodotto. Il Piemonte fa gola ai buyers nipponici

L’idea lanciata all’Expo di Osaka rappresenta un’opportunità già sondata nel corso dell’ultimo Risò. Italia primo paese produttore in Europa, per metà coltivato in terra piemontese

Sembra un paradosso. Ma il riso piemontese potrebbe diventare nei prossimi anni un prodotto d’importazione strategico per il Giappone. L’idea arriva all’Expo di Osaka, durante la settimana dedicata al Piemonte all’interno del padiglione Italia, il più visitato nella rassegna universale, quest’anno organizzato in terra giapponese. Ed è lo stesso Commissario generale per l’Italia a Expo 2025 Osaka Mario Vattani a lanciare l’idea alla delegazione piemontese che ieri ha visto la partecipazione del presidente della Regione Piemonte Alberto Cirio, del sindaco di Torino Stefano Lo Russo, del rettore del Politecnico Stefano Corgnati e dell’assessore all’Agricoltura Paolo Bongioanni.

Le ragioni sono legate alle dinamiche del mercato di un prodotto simbolo giapponese, anche solo nell’immaginario. E di fatto lo è anche valutando i numeri: il Giappone è tra i maggiori consumatori al mondo in termini quantitativi, nonostante a livello pro capite si è ridotto negli ultimi anni.  Eppure il riso manca per tante ragioni. C’è un tema di calo di produzione legato al cambiamento climatico tra innalzamento delle temperature e crisi idriche. Ma la questione è anche politica, tanto da aver portato alle dimissioni di un ministro nipponico. Il partito di governo giapponese (LDP) sostiene storicamente i coltivatori di riso, spesso anziani, tramite sussidi. Un sostegno che pesa sui bilanci statali e che si è cercato di ridurre negli anni. 

Una tempesta perfetta che ha portato a un aumento dei prezzi, a fenomeni speculativi e alla necessità di correre ai ripari per far sì che il prodotto non mancasse sulle tavole del Sol Levante. Una pezza è arrivata attraverso l’utilizzo di prodotti da magazzino e dall’importazione statunitense. Ma con l’accordo di libero scambio tra UE e Giappone siglato nel 2019 ora gli scenari possono cambiare e il Piemonte giocarsi la sua partita. 

L’Italia è infatti il primo produttore europeo di riso. E il 50% viene coltivato in Piemonte. Il prodotto è apprezzato per la sua qualità, per il basso utilizzo di pesticidi, imposto da politiche Ue, e ha già riscosso l’interesse di chi opera nel settore. 

E a confermarlo è lo stesso assessore Paolo Bongioanni. All’evento Risò di Vercelli, che ha visto la partecipazione di otto ministri europei, si sono presentati sei buyers giapponesi volenterosi a operare con un prodotto che, seppur differente rispetto a quello consumato in terra giapponese, sembra piacere. 

“Il Piemonte è la culla dell’agroalimentare - spiega Paolo Bongioanni all’Expo di Osaka - ma il Giappone ci insegna che tutto cambia rapidamente, come è stato per noi con la nocciola. Bisogna essere in grado di anticipare i tempi, i mercati cambiano in fretta.”

È proprio in quest’ottica che si vuole strutturare l’osservatorio regionale sulle eccellenze piemontesi. A partire da quello del vino. Su quest’ultimo settore il mercato indiano potrebbe risultare significativo.  

“Lì vivono 1 miliardo è mezzo di persone, ma dobbiamo osservare bene il fenomeno e fare in modo che le risorse vadano a finire dove siamo certi ci possa essere un mercato”.

Daniele Caponnetto