E poe...sia! - 19 ottobre 2025, 10:00

Fatima al-fihriya

La donna che fondò la più antica Università del mondo

Mon village, Chaibia Talal - olio su tela (1990)

Buongiorno #poetrylovers!!! Ben trovati su queste frequenze; spero settembre sia stato clemente, nel suo riaffermare tempi e spazi quotidiani.

Chissà, forse c’è un modo giusto per ripartire, imparando ad amare la propria routine… in caso lo trovaste -quel modo- sareste così gentili da farmelo sapere?

 

Scherzi a parte, approfitto dell’introduzione per darvi una buona notizia: questo angolo giornalistico di libera espressione e gioia compie 5 anni; auguri a noi! Wow, il tempo vola. Speriamo non facciano la stessa fine le parole.

È giunto il momento (e finalmente, aggiungo) dell’appuntamento con il format “Oggi parliamo di…” in cui analizziamo le vite di donne straordinarie, ancora troppo poco conosciute dal grande pubblico.

Approfondiremo le vicende di un’incredibile progressista. Chi? Venite con me.

Sapevate che la più antica università d’Europa si trova a Bologna? Già, un primato niente male per cui dobbiamo ringraziare il giurista germanico Irnerio (1088). Tuttavia in questo articolo andremo oltre, risalendo nel tempo sino all’ateneo originario, capostipite di tutti gli altri.

Ebbene sì, l’università più antica al mondo. Che fu fondata -udite udite- da una donna musulmana: Fatima al-Fihriya. Siete stupiti, ci scommetto! Storie simili rappresentano esempi lampanti di quanto poco si sappia sulla civiltà islamica e i suoi successi e permettono di far luce sul contributo delle donne, largamente sottostimato.

L’università in questione è al-Qarawiyyin, che in italiano si traduce “degli abitanti di Qayrawan” ed è situata in Marocco, nella maestosa città imperiale di Fès. Fu fondata da Fatima e divenne in breve tempo uno dei principali centri spirituali ed educativi del mondo musulmano e un punto di riferimento per l’intera area mediterranea.

Doveroso un breve riassunto delle sue vicende personali. Fatima, conosciuta anche con l’epiteto “umm al-banīn” (madre di tutti i figli) nacque intorno all’anno 800 d.C. proprio ad al-Qayrawan, nella moderna Tunisia. Il padre Muhammed era un ricco mercante di origini arabe coreiscite del clan dei B. Fihr (La Mecca). L’intera famiglia ben presto migrò da al-Qayrawan a Fès -in Marocco- all’inizio del IX secolo per motivi di affari; essendo quest’ultima piuttosto benestante, supportò con orgoglio gli studi di Fatima, che poté dedicarsi al Fiqh -la giurisprudenza islamica e agli Hadith -i documenti e gli scritti del profeta Maometto.

Alla morte del padre, lei e la sorella Maryam ricevettero in eredità un cospicuo patrimonio che decisero d’investire sul prossimo, sulla società. Desideravano migliorare la città e il contesto culturale, creando nuove possibilità per autodeterminarsi. A riprova dell’eccellente contributo -tutt’altro che marginale- della donna nella civiltà musulmana, esse fondarono inoltre madrase (scuole), sibil (fontane pubbliche) e gama’a (moschee), sempre a Fès. Maryam si distinse per essere l’artefice della moschea Al Andalus, mentre Fatima si gettò nell’ambizioso progetto di cui parla l’articolo odierno: costruire sì una moschea ma con una madrassa annessa; un complesso che si proponeva come il più grande centro di studio e conoscenza sul territorio. Così, nel pieno del mese di digiuno del Ramadan (859 d.C.) Fatima decretò l’inizio dei lavori, battezzando quella che in seguito sarebbe diventata la prima università al mondo con il nome di “Al Qarawiyyin”, in onore della città di origine dei suoi antenati. La leggenda narra che la donna, tenendo fede alla promessa fatta al Signore, terminò il digiuno diciott’anni dopo, quando la costruzione del complesso terminò.

La sua volontà era chiara: si sarebbe fornita un’istruzione di altissimo livello.

Man mano che il tempo passava e generazioni di studenti si susseguivano, la moschea Al Qarawiyyin divenne addirittura la più grande dell’Africa, con una capienza di 22.000 fedeli. Che dire dell’università? Anch’essa crebbe e si distinse, guadagnandosi la reputazione di “Atene dell’Islam”. E sarebbe del tutto errato definirla un’accademia esclusivamente religiosa. Oltre al Corano e agli Hadith, infatti, tra le materie di studio figuravano grammatica, retorica, logica, medicina, matematica (in cui i popoli arabi eccellevano), astronomia, chimica, storia, geografia, musica e giurisprudenza. Al Qarawiyyin è considerata oggigiorno la più antica istituzione educativa al mondo. Confrontando le numerose fonti storiche, risulta effettivamente essere la prima università, seguita in ordine cronologico dall’ateneo Al-Azhar del Cairo (975 d.C.) e da quello di Bologna, come già accennato (1088 d.C.).

Fatima morì nell’880 d.C. all’età di ottant’anni, dopo aver coordinato i primi ventiquattro anni di lavoro della sua università e, udite udite, biblioteca. Già, le sorprese non sono ancora finite; infatti, oltre a edificare l’università, fece costruire la biblioteca Al-Fihri, la più antica al mondo (una donna dai molti primati, insomma!), con una collezione di libri che conta attualmente circa 4000 esemplari. Tra le sue mura millenarie sono custoditi manoscritti risalenti persino al XII secolo a.C. e tra i più preziosi si ricordano Al-Muwatta di Malik Ibn Anas -scritto su una pergamena di gazzella, una copia antichissima del Corano -scritta su pelle di cammello nell’antica grafia cufica e il diploma originale di Fatima Al Fihriya -inciso su tavoletta di legno.

Ricapitolando: Al-Qarawiyyin nacque inizialmente come moschea, ma seppe evolvere grazie alla guida di questa incredibile intellettuale, che portò avanti dapprima intenzioni e poi concreti atti di altruismo, trasformandola così nel più importante centro di istruzione religiosa e influenza politica. Fino al suo apice massimo, quando le competenze degli insegnanti si estesero a tal punto nel campo della conoscenza da convertirla in una vera e propria università. La prima nella storia dell’uomo. Impossibile ignorare il ruolo centrale assunto da questo antico e superbo ateneo nelle relazioni culturali e accademiche tra mondo islamico ed Europa medioevale.

Una donna, Fatima, talmente consapevole del potere della cultura -di cui era innamorata e grata- da volerlo offrire al proprio popolo ad ogni costo, sino all’ultimo centesimo. Sino all’ultimo respiro. Quanto si distanzia il suo pensiero dagli estremisti di una minuscola eppur rumorosa branca di fedeli, impegnati in una lotta ad oltranza per allontanare ogni donna dal diritto all’istruzione e alla dignità! Chissà cosa direbbe Fatima del regime talebano in Afghanistan, colpevole di privare il mondo di nuova linfa femminile, di nuove “madri per tutti (noi) figli”!? Come recita un antico proverbio africano: “Educa un bambino e creerai un uomo. Educa una bambina e creerai un popolo”.

Sono sempre più convinta che -al fine di rinnovarsi- il presente abbia bisogno di scavare e attingere al proprio passato, depositario di ogni seme di modernità. Paradossale? Un po’. Il fatto è che la barbarie e l’ignoranza che credevamo sepolte in quel passato, retaggio del mondo antico, si sono ripresentate con gli interessi e risultano oggi più pericolose che mai. Un tempo, le società e gli uomini costruivano la propria storia un decennio alla volta; sbagliando, scoprendo, sperimentando. Oggi, invece, l’uomo sta distruggendo quella stessa storia: ignorandola del tutto. Gettando al vento le sue lezioni.

E allora pensiamo a Fatima, di tanto in tanto recuperiamo le biografie delle innovatrici e degli innovatori che nel corso dei secoli hanno combattuto per arricchire le nostre esistenze di diritti e bellezza -salute, istruzione, lavoro, arte, scienza. Considerando la sempre più pressante minaccia dell’irrazionalità sulla ragione e sui sentimenti non dovrebbe stupirci quanto ancora siano attuali.

La poesia di oggi è affidata alla penna di Rosa Mancini: nasce a Napoli il 5 agosto 1986. Laureata in Scienze della Comunicazione e in Editoria, media e giornalismo all'Università di Urbino "Carlo Bo", lavora dal 2012 con il Gruppo editoriale GEDI in qualità di agente editoriale pubblicitario. Dal 2016 è Presidente dell'Associazione Culturale no-profit "Poesie Metropolitane". Ha pubblicato con LFA Publisher due romanzi: "Monologo di un abbandono" (2015) e "Il contrario di tutto" (2021). Ha curato e ideato diverse raccolte poetiche, promuove concorsi letterari, cura mostre ed eventi dedicati al sociale.

MADRE DEI POPOLI

Donna sei
semi di oleandro, acqua e terra,
germogliano nel mondo i tuoi colori.
Occhi verdi,
sguardo riverso ai piedi dell’Atlante.

Donna sei
forza senza grida,
semina paziente.

Donna tradita
da un silenzio che dura secoli,
nascosta nelle case
mentre si urlano i nomi degli uomini.

Messa a tacere
nei divieti e nelle discriminazioni,
e invece donna sei
respiro di libertà,
profumo di conoscenza.

Sei ventre,
sei madre di tutti i figli del mondo,
sei Fatima,
radice di un sapere
che la storia volle dimenticare
ma che ancora oggi
illumina i popoli


Questo verso in particolare:
Donna tradita / da un silenzio che dura secoli

La domanda sorge spontanea... Come rompere questo cronico silenzio?
Mai risposta fu più semplice: parlando, discutendo, urlando!

Restiamo curiosi -dunque- interessati; permettiamo alle storie di trovarci, alle rivoluzioni di appassionarci, alle donne del passato e del presente di vivere al sicuro, in grembo alla memoria collettiva. Salviamo il loro coraggio dall'oblio. La nostra identità di oggi ricalca i loro passi di ieri.

Pensateci su.

Alla prossima

Johanna Poetessa