“Se dovessi raccontare ad un bambino che immagine associare all’Intelligenza Artificiale, disegnerei un robot meccanico metallico. Progettato e costruito come un’automobile che risponde a dei comandi ben precisi e che, grazie alle sue enormi potenzialità, è in grado di modellare la società ed esserne allo stesso tempo influenzato”.
Attraverso questa affermazione, lo scienziato di origine siriane, Iyad Rahwan, studioso dell’interazione uomo-macchina nella società contemporanea, con una formazione scientifica maturata tra l’Australia, gli Emirati Arabi, gli Stati Uniti e la Germania, sottolinea come le macchine intelligenti assolvano ad un ruolo non solo tecnologico ma anche di interazione e relazione sociale, riflettendo i bias, le norme e le scelte morali della collettività.
Lo studio dell’IA , non solo come un insieme di algoritmi e dati ma come sistema complesso che produce effetti sociali ed influenza le interazioni e i comportamenti tra le persone e le macchine, ha portato il professor Iyad Rahwan ad essere insignito del Premio Lagrange – Fondazione CRT 2025, il massimo riconoscimento internazionale per la Scienza dei Sistemi complessi e dei Dati, istituito e finanziato dalla Fondazione CRT e coordinato da ISI Foundation - Istituto per l'Interscambio Scientifico, con sede a Torino.
Il lavoro del Prof. Rahwan e dei suoi collaboratori presso il Max Planck Institute for Human Development di Berlino, parte dall’assunto che l’intelligenza artificiale ha la capacità di influenzare ogni aspetto della vita delle persone ma allo stesso tempo l’ecosistema umano, costituito da linguaggi, valori, storia e pregiudizi, rappresenta il “nutrimento” con cui l’IA viene addestrata.
Si genera così quella che viene definita una co-evoluzione, in cui le macchine apprendono dalle informazioni che le persone generano e si modellano in base al comportamento collettivo, spesso imperfetto.
Come si osserva una macchina nel suo habitat naturale? Per il professore occorre studiare in modo sistematico gli output e il comportamento di sistemi già in funzione. Ma questo non è sempre sufficiente in quanto le attuali tecnologie hanno un elevato grado di complessità e imprevedibilità. Spesso, infatti, un algoritmo progettato per uno scopo può avere effetti collaterali non intenzionali nel momento in cui viene implementato su larga scala. Serve quindi adottare un nuovo quadro scientifico dal carattere trasversale apprendendo anche dalla biologia, dall’economia e dalle scienze sociali, al fine di comprendere tutti quei fenomeni che emergono quando milioni di esseri umani e intelligenze artificiali interagiscono tra loro.
Quindi l’IA rappresenta davvero una nuova forma di intelligenza oppure è solo uno specchio dell’intelligenza umana? Le ricerche condotte dallo studioso giungono alla conclusione che entrambi gli assunti siano veri, ossia che l’IA appare come uno specchio deformante che riflette l’uomo, la società, i saperi e gli errori umani. Al tempo stesso rappresenta una nuova forma di intelligenza, che non manifesta il pensiero umano ma esplora territori completamente alieni che vanno studiati in modo profondo.
In questo quadro si inserisce anche il tema etico: i dati raccolti dagli scienziati e testimoniati in diverse ricerche tra cui Moral Machine Experiment e Machine Behaviour, evidenziano come non sia possibile immaginare un’etica universale per l’intelligenza artificiale. L’obiettivo non deve essere infatti quello di trovare un codice etico unico da programmare nelle macchine, bensì di creare processi che permettano alle diverse comunità e culture di deliberare e decidere autonomamente quali valori le loro macchine dovrebbero riflettere.
I dilemmi sociali dell’IA non sono dunque soltanto enigmi astratti o intellettuali. Sono profondamente umani. Per questa ragione, Iyad Rahwan ha trovato anche nell’arte la modalità per tradurre l’impatto sociale di un algoritmo complesso in un’esperienza viscerale. Con i suoi progetti di arte mediale, esposti in importanti istituzioni culturali, lo scienziato documenta, attraverso la pittura, come le macchine intelligenti plasmino la percezione del mondo da parte dell’uomo.
“Le ricerche del prof. Rahwan si collocano al centro tra le scienze informatiche e le scienze sociali. I suoi lavori sono una testimonianza importante per comprendere la coevoluzione tra umani e IA, ovvero come nasce e si sviluppa un’influenza reciproca tra l’uomo e le macchine e come questa incide sulle scelte, sulle norme e sui valori che caratterizzano la nostra società contemporanea. Per Rahwan, le macchine dotate di IA sono organismi sociali. Non basta sapere come vengono costruite: bisogna studiarle attraverso le interazioni e gli effetti che generano nel mondo reale. Il prestigioso Premio Lagrange, assegnato al suo lavoro, è la testimonianza di quanto oggi sia importante considerare la tecnologia non solo un insieme di dati e algoritmi ma un sistema complesso che modella la nostra contemporaneità” ha dichiarato il Presidente di ISI Foundation, Alessandro Vespignani.
"Il Premio Lagrange–Fondazione CRT, promosso insieme a ISI Foundation, storico 'alleato' della Fondazione sul fronte dell’innovazione e della ricerca, è un esempio concreto di come la collaborazione tra istituzioni possa generare conoscenza, innovazione e impatto sociale – afferma la Presidente della Fondazione CRT Anna Maria Poggi –. La scienza dei dati e l’intelligenza artificiale hanno un potenziale trasformativo e 'for good' straordinario, ma questa rivoluzione digitale va guidata e co-costruita anche da soggetti filantropici, che hanno la possibilità e la responsabilità di guardare al futuro, liberi da logiche di mercato o di breve periodo. La Fondazione CRT investe risorse ed energie per rafforzare l’ecosistema dell’innovazione e promuovere una ricerca capace di generare valore per la società. Il lavoro del professor Rahwan, che esplora il rapporto tra intelligenza artificiale e comportamento umano, incarna al meglio questo approccio: una visione della tecnologia come sistema che modella la nostra epoca, dove scienza, etica e responsabilità sociale si incontrano”.