C'è chi lavora ma non riesce comunque a pagare le bollette, oppure chi non può permettersi economicamente di prenotare una visita medica. Sono queste alcune delle storie degli oltre 45mila stranieri che nel 2024 hanno chiesto un aiuto ai duecento Centri di Ascolto Caritas sparsi per il Piemonte.
Gli stranieri in Piemonte
Al 1° gennaio 2025 erano 448.862 gli extracomunitari residenti della nostra regione, divisi praticamente a metà tra uomini (50.1%) e donne (49.9%). Poco più della metà (229.334) vive in provincia di Torino. La maggioranza dei residenti stranieri nella Città Metropolitana, tra i 143.534 con un permesso di soggiorno attivo al 1° gennaio 2025, arriva dal Marocco (19.1%), Perù (8.4%) e Cina (7.9%).
Le richieste di aiuto
Ed una parte di questi ha chiesto un aiuto ai Centri Caritas del nostro territorio. Nel 2024 sono circa 18-20 mila quelli che si sono rivolti ai punti presenti nel Torinese, di cui ben 15mila solo all'ombra della Mole.
Bollette e cibo
"Circa il 10% di stranieri - ha spiegato Pierluigi Dovis, referente della Caritas diocesana di Torino - sono venuti in cerca di un aiuto per bisogni immediati: cibo, difficoltà nel pagare le bollette di casa o le spese mediche. Si tratta di persone stabilizzate, ma che patiscono più di noi i problemi legati all'inflazione e ai rincari".
Working poor
Extracomunitari quindi che hanno un'occupazione, ma sono vittime del working poor, cioè del lavoro povero. Che di conseguenza non gli permette di avere una casa adeguata per la famiglia spesso numerosa, oppure non hanno nessuno a cui lasciare i bimbi piccoli e non possono pagare una babysitter.
E i soldi che ogni vengono messi a disposizione dalla Diocesi Torino sono molti: solo nel 2024 quasi tre milioni di euro arrivano dall'8 per Mille e più di due milioni e mezzo arrivano da donazioni. "Se andiamo avanti - chiarisce Dovis - così non avremo più i soldi per rispondere a tutte le richieste". Se il numero di chi bussa per un aiuto è sempre lo stesso, salgono le cifre richieste.
E dal referente Caritas arriva un monito alla politica locale, che "deve incrementare il dialogo, per creare condizioni ulteriormente facilitanti perché gli stranieri abbiano meno problemi nella vita quotidiana, ma possano esercitare una vera responsabilità in questa città".