Cronaca - 09 novembre 2025, 17:35

Tenta il suicidio in cella, detenuto salvato dagli agenti del carcere delle Vallette

Il Sappe applaude il tempestivo intervento dei poliziotti del penitenziario

Foto d'archivio

Ha tentato il suicidio nella sua cella del carcere di Torino, ma il provvidenziale intervento dei poliziotti penitenziari ha scongiurato che si compisse l’insano gesto posto, in essere da un detenuto di nazionalità marocchina, recentemente trasferito per motivi di ordine e sicurezza proprio nella Casa circondariale torinese.

“Verso le 11”, ricostruisce i fatti Vicente Santilli, segretario del Sindacato Autonomo Polizia Penitenziaria, “al rientro dall’ora d’aria, il detenuto ha cercato di impiccarsi utilizzando i lacci delle scarpe. Fortunatamente, l’agente di sezione si è immediatamente accorto dell’insano gesto e, con il pronto intervento di altri colleghi, è riuscito a trarlo in salvo. Il detenuto è stato trasportato con urgenza in ospedale per gli accertamenti del caso”. Il sindacalista rimarca che “ancora una volta, va riconosciuto l’impegno, la prontezza e il senso del dovere del personale di Polizia Penitenziaria, che ogni giorno — in particolare nei reparti complessi come il Padiglione B — è chiamato a ristabilire l’ordine, garantire la sicurezza e, spesso, salvare vite umane”. Per questo, conclude Santilli, “serve maggiore attenzione alle condizioni operative del personale, sempre più esposto a carichi di lavoro elevati e situazioni ad alto rischio”. 

Ignorare il disagio profondo che attraversa le carceri significa alimentare un sistema che produce sofferenza e perpetua violenza. Riformare il sistema penitenziario non è più solo un’urgenza morale, ma un preciso dovere costituzionale: senza questo impegno, all’immagine di uno Stato civile che tutela i diritti anche di chi ha sbagliato si sostituirà quella di uno Stato criminogeno”, commenta Donato Capece, segretario generale del SAPPE. “Il contesto da cui partire è importante per comprendere l’influenza del carcere in un gesto così drammatico; quindi, è doveroso tenere in considerazione i dati relativi alla popolazione libera, alla Polizia Penitenziaria e ai detenuti. Dal 2002 a oggi, i suicidi costituiscono il 55% delle morti totali, mentre i deceduti per cause ancora da accertare ne rappresentano il 22%. L’overdose – causata da droghe, psicofarmaci, alcol o dal gas delle bombolette usato a scopo stupefacente – ha ucciso quasi due detenuti l’anno nell’arco di quasi 25 anni”.

“Per questo”, conclude Capece, “rivolgo il ringraziamento, mio personale e di tutto il Sindacato che ho l’onore di rappresentare, alle donne ed agli uomini di tutto il Corpo di Polizia Penitenziaria per quello che ogni giorno fanno, anche in questo momento, – con grande professionalità, spirito di abnegazione, senso del dovere e delle istituzioni, con umanità – nel complesso panorama penitenziario, per adulti e minori, del Piemonte e della Nazione”.

redazione