Una persona straordinaria, visionaria. Si fermava sempre a parlare con chiunque in azienda. La sua presenza mancherà.
È il riassunto del pensiero comune di molti dipendenti della Sant'Anna che oggi sono scesi dalla Valle Stura per l'ultimo saluto ad Alberto Bertone alla Chiesa della Gran Madre. Riconoscibili dalla giacche blu, con il noto logo azzurro che ha reso grande un brand dell'acqua. Oggi è il giorno del lutto, l'azienda ha fermato le macchine per partecipare al ricordo dell'imprenditore che lascia un impianto di 60mila metri quadrati, il terzo più grande d'Europa in questo comparto.
Una storia di successi e cadute, come è nella storia dei grandi industriali. Realizzato nel 1996 insieme al padre Giuseppe l'impianto prelevava l’acqua dalle sorgenti delle Alpi Marittime. Con l'operazione di Alberto Bertone si era riusciti a portarla all’Italia intera. Oggi l'azienda conta 250 collaboratori.
Imprenditori e politici
All'ultimo saluto a Bertone oggi non solo lavoratori. Ma tutto il mondo dell'imprenditoria piemontese, come Paolo Damilano, patron di Acqua Valmora, competitor di Sant'Anna, ma che nei giorni scorsi ha speso parole di gratitudine per l'uomo che ha reso grande il marchio di Vinadio oltre i confini delle Alpi.
C'era il mondo della politica. Da tutti i sindaci della Valle Stura, con l'ex sindaco di Vinadio Angelo Giverso, l'onorevole e sindaca di Argentera Monica Ciaburro, il deputato Fabrizio Comba, l'assessore regionale Andrea Tronzano e il sindaco di Torino Stefano Lo Russo.
Il feretro di Bertone è stato accompagnato dal gonfalone della Croce Rossa, di Vinadio, della Città di Torino, di Città Metropolitana e della Regione Piemonte.
Il ricordo commosso degli amici
E c'erano molti amici. Dai più recenti a quelli più storici come chi oggi lo ha ricordato durante la cerimonia.
"Alberto era un amico vero. Condividevamo passioni, visioni, sogni. Aveva una genialità e un’ambizione fuori dal comune, capace di trasmettere energia positiva a chiunque gli stesse accanto. Non si arrendeva mai: la sua caparbietà era straordinaria", lo ha ricordato uno storico conoscente.
"Ha raggiunto traguardi incredibili, eppure è sempre rimasto con i piedi per terra. Parlava con tutti, ascoltava tutti, dando a ognuno la stessa attenzione e rispetto. C’era sempre, per chiunque. La vita gli ha dato tanto, ma con la stessa forza è stata anche spietata", conclude il ricordo dell'amico.
Ed è sulla sua eredità umana che si è concentrata l'omelia di don Paolo Fini, cappellano della Gran Madre.
Le parole di don Paolo Fini nell'omelia
"Non è facile ascoltare parole di commiato, specialmente quando contengono un messaggio profondo: quello della fiducia, della speranza nella resurrezione, nell’immortalità dell’anima - ha detto don Paolo - Le persone, in fondo, appartengono alle relazioni. E Alberto, attraverso l’amore per la sua famiglia, è ancora presente tra noi. Siamo qui per ringraziarlo: per essersi donato, per aver restituito con la sua vita d’imprenditore ciò che è giusto, incarnando nei fatti i principi della dottrina sociale della Chiesa.
Era un credente che agiva nel mondo, animato da una speranza forte. Ha attraversato anche momenti difficili, ma ha saputo trasformare il dolore in valore. Come nei vasi giapponesi con le crepe riempite di oro. Lui l'ha riempito con tutti i suoi carati realizzando un vaso prezioso. A lui va oggi un “grazie”. Come quelli di montagna: stretto, ma che ci fa dire tu sei ancora con noi".