Ogni giorno, con le nostre azioni online, produciamo un’enorme quantità di dati. Parole, immagini, preferenze, spostamenti: tutto viene registrato, archiviato e trasformato in valore. Un valore che oggi si concentra nelle mani di poche piattaforme globali, ma che domani potrebbe diventare un bene comune, equo e condiviso.
È questa la visione di WEBFARE, progetto di ricerca condotto in collaborazione dall’Università e dal Politecnico di Torino, che ha ottenuto dal Ministero dell’Università e della Ricerca-MUR un finanziamento di 1,53 milioni di euro grazie al Fondo Italiano per le Scienze Applicate (FISA), istituito nel 2022 per promuovere la competitività del sistema produttivo nazionale attraverso la valorizzazione della ricerca industriale e dello sviluppo sperimentale.
Coordinato congiuntamente da Maurizio Ferraris, docente presso il Dipartimento di Filosofia e Scienze dell’Educazione dell’Università di Torino, nel ruolo di principal investigator, e da Tania Cerquitelli, docente presso il Dipartimento di Automatica e Informatica del Politecnico di Torino, nel ruolo di co-principal investigator, il progetto WEBFARE affronta una delle sfide più urgenti del nostro tempo: trasformare il capitale dei dati in un capitale umano, restituendo alle persone il valore che esse stesse generano con la loro vita digitale.
Il Politecnico svilupperà una piattaforma innovativa per la raccolta e la gestione trasparente dei dati, offrendo agli utenti il pieno controllo sulle informazioni condivise. Grazie al “data pedigree”, ogni dato sarà tracciabile e verificabile, contribuendo a creare un ecosistema digitale più partecipativo e sostenibile, in cui persone, comunità e istituzioni possano collaborare e beneficiare della conoscenza generata.
Il progetto mira anche a valorizzare i dati attraverso l’uso di algoritmi di intelligenza artificiale responsabili, capaci di interpretarli in chiave etica e inclusiva. Questi strumenti permetteranno di sviluppare servizi più equi e accessibili, come l’estensione dell’accesso al credito e alle polizze assicurative, contribuendo a ridurre le disuguaglianze. In questa visione, i dati diventano beni comuni e l’intelligenza artificiale uno strumento per costruire un’economia più giusta, trasparente e condivisa, dove il valore generato non si misura solo in termini economici, ma nel benessere collettivo che produce.
Questo sistema di raccolta e valorizzazione dei dati rappresenterà, nell’idea del progetto, un’opportunità importante per costruire un modello alternativo di welfare: considerando la difficoltà, oggi, nel recuperare ricchezza dalle imposte e dal mondo del lavoro, si propone di capitalizzare questi dati, immettendoli sul mercato per produrre benessere. Un esempio pratico, per comprendere il funzionamento del nuovo sistema studiato dall’Università e dal Politecnico di Torino, è l’attuale sistema pensionistico, in affanno per la longevità dei cittadini e per la loro crescente difficoltà a contribuire agli strumenti di previdenza complementare. Prendendo come riferimento per una possibile sperimentazione un fondo pensionistico svizzero, verrà quindi offerta agli associati la possibilità di cedere un “gemello digitale” dei loro dati: questi dati verranno valorizzati economicamente dal fondo pensione – che li immetterà sul mercato attraverso, ad esempio, azioni di prestito o vendita in borsa – e i ricavi verranno utilizzati dal fondo stesso per autofinanziarsi, evitando così di chiedere ai propri associati ulteriori contributi economici.
“WEBFARE parte da un’idea semplice ma rivoluzionaria: i dati che produciamo non sono solo una traccia, ma una forma di lavoro, un nuovo capitale – spiega Maurizio Ferraris – Si tratta di un capitale rinnovabile e collettivo, che può essere redistribuito in base al bisogno, non al merito. In questo consiste il webfare: un welfare dei dati, fondato sulla giustizia digitale”.
“L’obiettivo è porre le basi per una nuova valorizzazione dei dati – commenta Tania Cerquitelli – una valorizzazione che ponga al centro le persone e costruisca un equilibrio tra tecnologia, società e conoscenza. Vogliamo dimostrare che i dati, se usati in modo etico e consapevole, possono diventare una forza generativa, capace di creare valore condiviso e opportunità per la società. L’intelligenza artificiale, quando è responsabile e inclusiva, non separa, ma unisce: trasforma l’innovazione in benessere comune”.