Attualità - 19 novembre 2025, 17:37

Cpr a un passo dal sovraffollamento. Lo Russo: “Qui chi delinque insieme a chi non ha documenti”

Il sindaco di Torino all’interno della struttura di Corso Brunelleschi che dalla sua riapertura ha visto transitare oltre 300 persone: “Manca normativa sui casi psichiatrici"

“Non è questa la via giusta. I Cpr sono carceri a tutti gli effetti”. Usa parole nette il sindaco di Torino Stefano Lo Russo al termine del sopralluogo al Centro di permanenza per il rimpatrio (CPR) di corso Brunelleschi. Qui oggi si trovano 67 persone, quasi al limite della capienza massima prevista dalla convenzione con la Prefettura che ne prevede fino a 70.

“All'interno convivono persone con precedenti penali e cittadini senza documenti. C’è chi è in Italia da anni, parlano perfettamente la nostra lingua e non hanno commesso reati. Trattarli allo stesso modo non è solo sbagliato, ma non lungimirante” continua il primo cittadino. Durante la visita insieme alla Garante dei Detenuti di Torino Diletta Berardinelli ha testimoniato la presenza di spazi limitati, con celle da sei persone, sorvegliate da un alto contingente di forze di polizia. 

“Passano la loro giornata in questi spazi, spesso senza fare nulla”, spiega il sindaco.

Un tema sollevato anche dalla Garante. “È peggio di un carcere perché qui chi è recluso non può fare attività. Stiamo provando ad aprire le porte del Cpr al terzo settore”

Il vuoto normativo sui casi psichiatrici

Lo Russo ha acceso i riflettori anche su una delle criticità più gravi: la gestione dei casi psichiatrici.

“La loro presenza all’interno del Cpr non è idonea – ha spiegato – molti vengono rilasciati senza alcuna assistenza e finiscono a vagare per la città, diventando un problema per sé e per gli altri”.

Mentre sull’ospedaletto, come conferma la Garante dei detenuti, non è ancora stata avviata la riapertura. 

“Manca una normativa chiara per la presa in carico di chi viene dichiarato non idoneo a stare nel Cpr, c’è un vulnus normativo da risolvere e si crea un vuoto di tutela."

Dalla riapertura 360 persone transitate e 40 rimpatri

Dalla riapertura della struttura, a fine marzo, da qui sono transitate circa 360 persone, ma solo una quarantina sono state effettivamente rimpatriate, mentre oltre 200 sono state semplicemente dimesse. Dati che, secondo la Garante, mettono in discussione l’efficacia stessa del sistema: "Il Cpr resta un luogo invivibile e indecoroso, dove la dignità umana viene annientata. Serve una riflessione profonda da parte del Ministero e del governo”.

Nel corso della visita, il sindaco ha ribadito la necessità di un cambio di approccio: "Pensare che il fenomeno migratorio si risolva con il trattenimento è illusorio. Servono invece percorsi di inclusione, soprattutto per i più giovani, capaci di inserirsi nel nostro tessuto sociale e lavorativo. Il sistema attuale non mi sembra un metodo da paese civile". 

Alla visita di Lo Russo fa eco il commento dell'altra sponda politica.

Lo Russo si lamenta dei CPR, ma evita accuratamente di dire una verità semplice: in Italia – commenta il vice-presidente di Fratelli d’Italia in Regione Piemonte Roberto Ravello - si entra e si sta in modo regolare, dentro quote e percorsi definiti, non con la retorica del “tutti dentro” che per decenni ha alimentato caos e irregolarità. Oggi c’è finalmente un Governo che affronta il tema in modo pragmatico, con un decreto flussi triennale che programma ingressi coerenti ai fabbisogni sociali e produttivi del Paese, non slogan e improvvisazione. Non ideologia e demagogia”.