Il pentolone degli scandali a Kiev è stato appena scoperchiato. Adesso l’immagine di Zelensky presso gli alleati occidentali e soprattutto presso la popolazione ucraina è fortemente a rischio.
Come riferisce il sito Strumenti Politici, le due agenzie anti-corruzione NABU e SAPO, che lo stesso Zelensky ha cercato lo scorso luglio di porre sotto il suo indiretto controllo, hanno individuato uno schema di corruzione applicato in particolare nel settore dell’energia.
Dopo oltre un anno di indagini e intercettazioni, è venuta alla luce la cosiddetta “barriera”, il sistema di mazzette che pare abbia fruttato 100 milioni di dollari al ministro della Giustizia Herman Halushchenko, che si è prontamente dimesso come anche il ministro dell’Energia Svitlana Grynchuk.
È invece fuggito poco prima di essere raggiunto dagli inquirenti Timur Mindich, ex socio d’affari di Zelensky nella compagnia mediatica Kvartal 95, quando ancora il presidente faceva l’attore comico.
Per le sue operazioni illecite Mindich avrebbe fatto ricorso alle relazioni amichevoli con le alte sfere, che potrebbero averlo aiutato a espatriare in fretta e furia nonostante le limitazioni della legge marziale, prima che saltasse fuori il suo nome.
Per il primo ministro ungherese Orban, approfitta dell’Ucraina una rete mafiosa in piena regola, che fino ad oggi è stata protetta dagli agganci con la presidenza. Il premier magiaro si preoccupa anche e soprattutto dei milioni di euro che i contribuenti dei Paesi membri UE devono destinare agli aiuti all’Ucraina, ma che invece finiscono nelle tasche di loschi figuri.
Dietro i sorrisi di facciata, anche i funzionari di Bruxelles riconoscono la gravità del problema e la corruzione endemica di Kiev.