Cronaca - 26 novembre 2025, 15:47

Da San Salvario al mondo religioso, si alza l'onda in difesa dell'imam di via Saluzzo: "Liberatelo"

Tra oggi e domani previsti presidi davanti alla moschea "Omar Ibn Al Khattab" e alla Prefettura

Si alza l'onda di protesta per chiedere la liberazione di Mohamed Shahin, l'imam della moschea di via Saluzzo 18, arrestato negli scorsi giorni e portato al CPR con decreto di espulsione. Dopo il presidio di ieri mattina in piazza Castello, tra oggi e domani sono previste nuove mobilitazioni.

Mobilitazione dei residenti di San Salvario

L'appuntamento di Torino per Gaza è fissato per questa sera alle 18 davanti alla moschea "Omar Ibn Al Khattab", mentre domani alle 18 davanti alla Prefettura. Ma a scendere in campo è anche un collettivo di residenti di San Salvario. "Mohamed - spiegano in una lettera - è parte della nostra comunità. Ha lavorato costantemente per il dialogo interreligioso: la moschea ha sempre mantenuto un'apertura verso tutte le comunità - laiche e religiose - ed è stata spazio di progettualità comune".

L'invito quindi è di partecipare ad un presidio giovedì alle 18 nel cortile della Omar Ibn Al Khattab. "Vogliamo testimoniare - spiegano i residenti - che Mohamed non rappresenta un pericolo per lo stato italiano e che la comunità locale difende un suo componente che ha contribuito alla convivenza e al dialogo nel quartiere".

L'iniziativa sarà senza bandiere, né della Palestina né di parti politiche.

Rete del dialogo cristiano-islamico

A scendere in campo è anche la rete del dialogo cristiano-islamico di Torino, composta da figure come il vescovo di Pinerolo Derio Olivero (Presidente della Commissione CEI per l'ecumenismo ed il dialogo),  Don Andrea Pacini (commissione Diocesana Ecumenismo e Dialogo), il saggista Enrico Peyretti, il frate Luca Minuto, Padre Demaria (missionario della Consolata) e Rossana Gonella del Sermig.

Esponenti religiosi che hanno mandato una lettera al presidente Sergio Mattarella e al ministro dell'Interno Matteo Piantedosi, nel quale si chiede la liberazione di Shahin. "Auspichiamo - chiariscono - possa riprendere la sua permanenza in Italia e la sua opera di dialogo e solidarietà. Una sua espulsione costituirebbe una minaccia per la sua incolumità ed il rispetto dei suoi diritti civili".

"La moschea di via Saluzzo - aggiungono - è sempre aperta e collaborativa, ospitando iniziative che hanno coinvolto tutte le comunità laiche e religiose". A chiedere l'immediata revoca del provvedimento di espulsione è anche la CGIL Torino, che aggiunge: "Stigmatizziamo l'uso di strumenti amministrativi finalizzati alla gestione dell'immigrazione per la razionalizzazione del dissenso, effetti del clima che il Decreto Sicurezza ha generato nel nostro paese".