Economia e lavoro - 02 dicembre 2025, 10:55

L'appello di Coldiretti Torino: "Cambiare il Piano regionale per la qualità dell’aria"

L'associazione di categoria: "Le aziende agricole non possono sostenere investimenti di decine di migliaia di euro per adempiere a imposizioni discutibili e frettolose"

Coldiretti chiede di rivedere il piano regionale per la qualità dell'aria

Coldiretti chiede di rivedere il piano regionale per la qualità dell'aria

Il Piano stralcio regionale per la qualità dell’aria continua a prevedere obblighi per gli agricoltori che avranno come effetto un impoverimento del settore di produzione primaria del cibo con un effetto sulla qualità ambientale ancora tutto da dimostrare.

"In questi giorni - dichiara Bruno Mecca Cici, presidente di Coldiretti Torino e vicepresidente di Coldiretti Piemonte con delega alla zootecnia – abbiamo apprezzato l’impegno dimostrato da molti consiglieri regionali per modificare un Piano della qualità dell’aria nato in modo frettoloso e che penalizza fortemente un comparto strategico come la produzione di proteine animali. Ma restano obblighi specifici imposti alle nostre aziende agricole che non tengono conto del complesso di azioni che possono essere attuate per migliorare il contributo ambientale offerto dalla nostra agricoltura; così come non tengono conto delle continue novità in campo tecnologico, agronomico, gestionale e nel campo del benessere animale. Inoltre, non sono state individuate le risorse per sostenere quegli interventi strutturali resi obbligatori dal Piano; interventi che hanno costi proibitivi per gli allevamenti del Torinese tipicamente a gestione famigliare da parte di coltivatori diretti. Ribadiamo ancora una volta che se i nostri allevamenti dovessero chiudere non avremmo raggiunto nessun grande obiettivo: avremmo creato un enorme problema per la nostra economia e per la stessa salvaguardia ambientale e del territorio".

Ma Coldiretti Torino chiede alla Regione Piemonte anche una serie di interventi per un vero e proprio “pacchetto” per il futuro dell’agricoltura torinese.

Il settore agricolo, anche per effetto dei cambiamenti climatici, sta affrontando una delicata fase di cambiamento, in relazione alla quale, rispetto all’attuale situazione di immobilismo, si rende necessario:

  • Sviluppo rurale: l’inadeguata dotazione finanziaria del Complemento per lo Sviluppo Rurale 2023-2027 sta assumendo una connotazione di elevata criticità per cui è necessario uno stanziamento di risorse aggiuntive. Rispetto agli interventi agro-climatico-ambientali, in particolare circa quello sull’allevamento di razze locali a rischio di abbandono, abbiamo registrato un deficit di carattere finanziario che significa non consentire ad un numero rilevante di imprese la possibilità di sviluppare e migliorare metodologie gestionali eco-sostenibili.
  • Semplificazione amministrativa: serve scegliere la strada della semplificazione, eliminando il più possibile determinati obblighi burocratici che affossano solamente gli imprenditori senza portare valore aggiunto.
  • Gestione irrigua: necessario un piano che permetta di incrementare la capacità di conservazione dell’acqua a livello regionale e, parallelamente, ridurre la percentuale di dispersione, attraverso interventi strutturali diffusi sul territorio.
  • Fauna selvatica e sistema venatorio: occorre agire su più fronti, sia attivando, un piano straordinario di contenimento, soprattutto in riferimento agli ungulati, sia stanziando le adeguate risorse che possano consentire, su base annuale, il risarcimento integrale del valore periziato rispetto al danno subito, oltre a prevedere un processo di riorganizzazione del sistema venatorio regionale.
  • Filiere da attenzionare: è necessario dare attenzione a diverse filiere, fondamentali per il tessuto economico regionale. Da quella frutticola (remunerazione e tempi di pagamento) a quella vitivinicola (situazione delicata di mercato), da quella corilicola (stato di calamità naturale) a quella risicola (bassa remunerazione e importazioni selvagge) fino a quella zootecnica, sia da carne sia da latte, poiché quest’ultima vive attualmente una situazione delicata di mercato.
  • Governo del suolo: mancando una regolamentazione regionale, per l’installazione dei pannelli fotovoltaici va privilegiato l’utilizzo di siti dismessi, ovvero non utilizzabili per altri scopi, salvaguardando in modo categorico la possibilità di occupare le aree agricole. Il suolo è una risorsa naturale, un bene comune di particolare importanza, essenziale per il soddisfacimento del fabbisogno alimentare, che non può essere “piegato” alle esclusive esigenze dell’urbanistica o per scopi speculativi diversi.
  • Contrasto alle fitopatie: soprattutto per la Flavescenza Dorata e la Popillia japonica occorre rafforzare l’azione di contrasto, investendo innanzitutto sul rafforzamento dell’attività di ricerca, così da ridurre l’incidenza dei danni e le conseguenti ripercussioni sulla redditività aziendale.

comunicato stampa

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