A 18 anni dalla strage Thyssenkrupp, Torino ricorda la vittime . Era il 6 dicembre 2007 quando nell'acciaieria di corso Regina Margherita morirono bruciati vivi Antonio Schiavone, Giuseppe Demasi, Angelo Laurino, Roberto Scola, Rosario Rodinò, Rocco Marzo e Bruno Santino. L'appuntamento questa mattina alle 10 al cimitero Monumentale, davanti al Memoriale. Oltre alle istituzioni, presente come di consueto anche l'associazione "Il mondo che vorrei di Viaraggio", che raggruppa i familiari delle 32 vittime della strage ferroviaria toscana del 29 giugno 2009.
"Rabbia per gli assassini ancora fuori"
Ad aprire la celebrazione Laura Rodinò, a nome di tutte le "mamme, sorelle, fratelli, figli, nipoti, cugini e tutti i parenti. Sono passati 18 anni dal disastro, ma è come se come fosse il primo giorno: c'è solo più rabbia perché gli assassini sono ancora fuori." "Non è giusto - ha aggiunto - che chi muore sul lavoro debba andare nella bara e non avere giustizia. Sono morti bruciati vivi: è una morte che nessuno augura al proprio nemico, ma io la auguro ai suo maledetti assassini". Ed il silenzio dopo le sue parole è poi stato rotto dalla musica "Last Christmas" in versione latinoamericana, grande passione del fratello Rosario. Rodinò ha poi chiuso lanciando un appello: "Bisogna istruire i datori di lavoro perché tutti devono lavorare in sicurezza".
Il ricordo
A ricordare il ragazzo, morto all'età di 26 anni, anche un'amica: "Vogliamo celebrare le vostre vite: voi avete il volto di Rosario, che ho avuto la fortuna di conoscere". "In ogni cosa - ha aggiunto - metteva grande dedizione: sicuramente come lui, anche voi eravate i pilastri delle vostre famiglie. Il vostro amore continua a vivere in modo potente: le vostre famiglie hanno trasformato il loro dolore privato in una battaglia civile".
"Chi non ha memoria no ha futuro"
Daniela Rombi, del Mondo che Vorrei, ha voluto poi commemorare le altre vittime del mondo di lavoro: quelle del ponte Morandi, della strage di Brandizzo ed i sette operai bruciati vivi a Prato "perchè chiusi a chiave dentro la fabbrica" di Teresa Moda. E per la Moby Prince, dove morirono 140 persone tra cui molti operai nella collisione tra il traghetto e la petroliera, "chiunque ci aiuti a dire che è stata strage sul lavoro". "Ricordare vuole dire assumersi l'impegno verso chi ci ha lasciato e verso chi verrà dopo di noi: chi non ha memoria, non ha futuro" ha concluso.
"Non c'è pena commisurata al vostro dolore"
Presente per il secondo anno di fila il Procuratore Generale Lucia Musti: "Nessuno dei miei predecessori era mai stato qui: io ci sarò fino all'ultimo giorno del mio servizio. Vedere le vostre lacrime che scendono mi hanno fatto riflettere sull'utilità della mia presenza qui: non c'è pena commisurata al vostro dolore, come parenti delle vittime. Sono qui per portare la vicinanza di tutti i Pm del Piemonte e Valle d'Aosta: la nostra regione ha il record dei morti sul lavoro". "Non esiste la pena perfetta: bisogna educare al rispetto del lavoratore: ci sono dei paletti rigidi, a cui i datori si devono attenere per far sì che finiscano questi crimini". Per la consigliera regionale Valentina Cera, le istituzioni devono lavorare di più e mettere in campo azioni concreti "per avere sicurezza sul lavoro, che è la condizione minima e necessaria".
Lo Russo: "7 operai esempio Italia migliore"
Il sindaco Stefano Lo Russo ha definito i sette operai l'esempio "dell'Italia migliore, quella del senso del dovere, del sacrificio, dell'amore per i propri cari". "Vite stroncate dall'incuria - ha aggiunto - dalla non capacità di cogliere l'essenza del nostro essere su questa terra, che la vita viene prima di qualunque altra cosa, del profitto, della performance, dei risultati. E noi questo senso l'abbiamo un pochino perso e dobbiamo trasformare la memoria in azione con un impegno collettivo, consapevoli che la cultura della sicurezza è fatta di norme, di controlli, di sanzioni".