Pinerolese - 27 dicembre 2025, 14:48

Torre Pellice, la “Ginevra italiana”: storia di un borgo diventato piccola capitale

Dalle famiglie valdesi al liberty novecentesco, l’evoluzione urbana di un territorio unico

Torre Pellice

L’aspetto urbanistico monumentale e l’allure da piccola capitale che caratterizzano Torre Pellice non sono frutto del caso: sono, piuttosto, il risultato di una storia lunga secoli, che parte dal Duecento, con la testimonianza della presenza delle prime famiglie valdesi in paese, si concretizza durante l’Ottocento e prosegue fino agli anni Trenta del secolo successivo, giungendo ai nostri giorni. 

Proprio alle famiglie e alle istituzioni valdesi del periodo, infatti, si deve, sul territorio, la maggior parte dei progetti di committenza, sospinti e accompagnati da alcuni momenti di svolta, come la dominazione napoleonica (parentesi di tregua per la comunità valdese dalle persecuzioni religiose), la concessione nel 1848 da parte di Carlo Alberto delle libertà civili e politiche, l’industrializzazione della valle e l’inaugurazione del collegamento ferroviario con Pinerolo e quindi con Torino. 

“Ginevra italiana”

Il risultato è l’attuale aspetto di quella che Edmondo De Amicis ebbe a definire la “Ginevra italiana”: ampi viali, piazze e giardini pubblici, parchi e ville: oltre un centinaio tra la stessa Torre Pellice e le vicine San Giovanni e Luserna (riunite nel secondo Ottocento), quest’ultima a lungo preferita dai committenti cattolici in quanto abitata da secoli dalle famiglie aristocratiche e sede delle istituzioni religiose più antiche. L’ultimo passo prima della contemporaneità fu la grande stagione del liberty “di ritorno” degli anni ’20 e ’30 del Novecento, con il magistero di Ermanno Ceresole e l’esempio locale e internazionale dei decenni precedenti, con particolare attenzione all’opera torinese del lontano cugino Alfieri Genta. Arriverà poi la Seconda guerra mondiale, la trasformazione delle élite committenti e la metamorfosi del concetto stesso di “villeggiatura”. 

Gli anni del regime

A Torre Pellice il liberty – o meglio la sua versione locale, eterodossa e contaminata – non scompare nemmeno durante gli anni del regime, facendo della decorazione jugendstil e secessionista una bandiera di libertà contro il razionalismo imperante. A partire dagli anni ’20 si erigono le ultime ville di villeggiatura, in parte già commissionate da imprenditori e impresari per essere vendute o affittate al miglior offerente. Matteo Del Pero, consigliere comunale, architetto e già curatore nel 2022 della mostra dal titolo “L’ultimo Liberty a Torre Pellice”, accolta presso la Galleria Scroppo, spiega: «Quella degli anni Venti e Trenta del Novecento è l’inizio di una nuova stagione: architetture meno monumentali ma sempre di alta qualità estetica e costruttiva e tutt’altro che seriali». Molte dimore sono trasformate in hotel e pensioni, mentre Torre Pellice e Luserna San Giovanni restano mete predilette per la villeggiatura di montagna, almeno fino a quando l’estate al mare non diventerà la norma. 

Ancora Del Pero: «Dall’inizio dell’Ottocento fino agli anni che precedono il secondo conflitto mondiale Torre Pellice cambia volto. L’opera di Ceresole segna l’apice di questa storia: geometra, progettista del Cinema-Teatro Trento e del giardino Muston, realizzati sul terreno dell’antico cimitero valdese, fu anche membro della commissione edilizia comunale e autore di decine di costruzioni e progetti urbanistici. È lui a interpretare il passaggio tra la Torre ottocentesca e quella contemporanea». Lo stesso gusto internazionale si ritrova nelle tombe monumentali del cimitero nuovo, inaugurato nel 1882 e arricchito dai sepolcri trasferiti dai precedenti campi santi, quello della famiglia Beckwith su tutti. Un’importanza, quella delle famiglie e dei monumenti funebri, che torva conferma nel recente ingresso del Cimitero Comunale tra quelli raccontati dall’Atlante dei Cimiteri Significativi Italiani (un lavoro condotto congiuntamente dal Comune di Torre Pellice e dall’Ufficio Archivio valdese e Beni culturali della Tavola Valdese). 

Patrimonio storico

Le linee sinuose delle cancellate, le decorazioni floreali scolpite nel marmo, le vetrate colorate e i cognomi stranieri scalpellati sulle lapidi rimandano alla stessa cultura figurativa delle ville e testimoniano il gusto di una comunità colta, cosmopolita, aperta all’Europa e al mondo. Una consapevolezza, quella del patrimonio storico, culturale, architettonico e urbanistico di Torre Pellice, che diviene prerogativa fondamentale per la tutela e la salvaguardia dell’immagine dei luoghi, anche nei nuovi progetti di riqualificazione e rigenerazione urbana, sia attuali che futuri. 

Questa visione è ben sintetizzata da interventi come quello che vede il restauro del Cinema Trento e la rigenerazione dei vicini giardini Muston e di Viale Mazzini, dove, accanto all’adattamento delle funzioni e degli spazi alle esigenze odierne della comunità, si propone il recupero degli elementi che inequivocabilmente sono tramite fisico ed emozionale tra le persone e gli stessi luoghi. Ogni intervento si propone di rendere fruibili e utilizzabili gli spazi senza perdere il legame con la loro storia e la loro immagine originale.

Redazione