Cultura e spettacoli - 30 dicembre 2025, 19:49

Beba al Capodanno all'Inalpi Arena: "A Torino le mie radici salde. Per me è una città preziosa" [INTERVISTA]

La rapper torinese domani sera presenta lo show di fine anno con Marco Maccarini: "È stato un anno difficile, ma ho scoperto la gioia di amarsi e di stare da soli"

Era il 2022 quando la rapper torinese Beba, classe 1994, saliva sul palco del Capodanno di Torino in piazza Castello per la prima volta. A distanza di tre anni si prepara per celebrare l’arrivo del 2026 presentando insieme a Marco Maccarini il concerto di fine anno all’Inalpi Arena. 

“Comincio a sentire l’ansia adesso perché ci tengo tanto a fare un show degno di nota - ci racconta l’artista -. È una cosa che non ho mai fatto e voglio farla al meglio perché Torino è la mia città, ci sono legatissima e sono molto onorata di presentare questo evento”. 

Cosa ha rappresentato Torino mentre crescevi e consolidavi la tua carriera? 

“Mentre crescevo ammetto che è stata un po’ limitante. Ho avuto la classica voglia di andare a Milano, un po’ quello che provano tutti i giovani. Poi è avvenuto quel punto di svolta che penso arrivi per tutti gli artisti: riconoscere le proprie radici. Dopo essere andata via per qualche anno, per me era importante creare una safe zone in cui stare piuttosto che inseguire una carriera o un processo di business. Da quando sono tornata ho ricostruito le basi per stare nel mondo della musica. A Torino ci sono le mie radici salde, sono orgogliosa di essere originaria di questa città. Dopo Roma e Milano, avevo bisogno di vivere in un posto che non fosse frenetico come me. Le persone, le strade, le luci, credo che tutto qui a livello energetico sia prezioso. Questa città è un gioiello."

L’anno sta finendo, ma porta con sé un nuovo singolo, "Atena", come è nato e cosa racconta? 

“In tutte le mie canzoni, parlo di qualcosa in cui le persone che mi ascoltano, soprattutto le donne, si possano immedesimare. Atena è il nome della dea della guerra, volevo rendere quest’idea di potenza femminile. Nella musica le donne spesso vengono svalutate, volevo ridare loro potenza e dignità. La canzone arriva in un momento in cui sono in armonia con me stessa, tra la mia parte potente e quella più fragile”. 

Se dovessi fare un bilancio del 2025 quale sarebbe? 

“Mi sono dovuta reinventare parecchie volte, sia livello a livello personale sia professionale. Mi sono successe cose che mi hanno costretta a ricostruirmi. Quest’anno ho imparato a prendermi cura di me, ho scoperto la gioia di amarsi e di stare da soli, senza che questo dipenda da qualcun’altro. L’unico modo per stare bene anche con gli altri è stare bene con se stessi. Ho sofferto molto a inizio anno, i primi mesi sono stati i più difficili della mia vita, ma sono orgogliosa di dire che ho una grande resilienza, spero di essermi ricostruita in maniera definitiva. Prima bastava poco a distruggere tutto”. 

Come è cambiata Beba da quel primo album “Joker Mixtape” dieci anni fa? 

“Sono testi che non rinnego, ma ero acerba. Non avendo punti di riferimento femminili, scimmiottavo i rapper maschi. Ora ho trovato la mia voce, ho creato la reference femminile che avrei voluto avere ai miei tempi". 

Il rap non è sempre stato un genere musicale femminile, cosa ti ha fatto scegliere quel percorso e oggi come vedi le quote rosa nell’ambiente? 

“Ho scelto di fare rap in maniera naturale, ero un’ascoltatrice ossessiva. Parlavo solo di quello, studiavo la vita degli artisti, andavo ai concerti da sola. All'epoca non era un genere mainstream. Per me quindi è diventato spontaneo scoprire come potevo farlo anch'io. Poi sono un’amante delle sfide. Ai miei tempi era vista come un’invasione di campo essere una rapper donna e la cosa mi elettrizzava. Oggi è cambiato tutto. Non è che non ci fossero donne, ma eravamo poche e abbiamo aperto la strada. Per noi però la sfida era anche solo essere prese sul serio. Venivamo viste come delle mascotte o peggio come delle groupie nei backstage degli artisti. I primi anni per me sono stati duri. Ho dovuto combattere contro questo pregiudizio, sognavo di lavorare in quell’ambiente, ma quando mi trovavo in mezzo a colleghi uomini, anche famosi, non gli veniva mai in mente che ero un’artista”. 

Oggi diversi rapper hanno partecipato al Festival di Sanremo, alcuni però non pensano che sia il luogo adatto al genere, tu cosa ne pensi? Parteciperesti? 

“Mai dire mai, è un evento che negli ultimi anni, finalmente, ha aperto le porte agli stili urban e che non è detto che non ci proverai. Sì forse, non è proprio il palco per il rap, ma se un artista è poliedrico e porta una canzone senza snaturarsi è una buona occasione”. 

Dopo quell’esperienza molti giovani hanno deciso di prendersi una pausa dalla musica per la troppa pressione, trovi anche tu che il settore sia così e come la gestisci l’ansia? 

“Con Elodie siamo molto amiche, mi ha raccontato che è quasi come stare dentro una bolla. Penso che sia importante avere delle spalle larghe, devi essere con i piedi per terra, impegnarsi nell’essere concentrati, ma senza montarsi la testa. Il problema di questi ragazzi è che vengono buttati da un  tritacarne all’altro e quando finiscono si sentono vuoti. Non hanno il tempo di elaborare. Viene sottovalutato il carico a cui sono sottoposti. Per quanto mi riguarda, sono una persona molto ansiosa, il mio metodo per gestire la pressione è arrivare più preparata possibile. Faccio tutto quello che posso, dopodiché vada come deve andare. I dieci secondi prima di salire sul palco mi maledico, poi realizzato che sono un animale da palcoscenico, che quello è il mio contesto e alla fine dura quasi troppo poco”. 

C’è qualche artista con cui vorresti collaborare e con cui non sei ancora riuscita? 

“Di uomini, mi piacerebbe lavorare con Marracash, ma anche Saif, è uno dei miei preferiti. Mentre tra le donne, mi piace molto Madame”.

Un progetto e un augurio per il 2026? 

“Ho tra le mani un disco nuovo e poi c’è un progetto che mi sta dando tanta soddisfazione, parallelo alla musica, ma si saprà tutto tra pochi mesi. Auguro a tutti di innamorarsi di se stessi, è fondamentale per dare limiti e pretendere non meno di quello che meritiamo”. 

Beba