Attualità - 22 novembre 2017, 10:10

Seconda stella a destra, poi dritti all'Isola che Non C'è: dove i ragazzi di Mirafiori non sono mai "sperduti"

Il centro giovanile organizza per tre pomeriggi a settimana attività artistiche e ricreative. Venerdì un grande evento contro la violenza di genere

Peter Pan vi portava i bambini per proteggerli e tenerli al sicuro, lontani dalla brutture del mondo reale: un luogo felice e incontaminato, dove il colore è la luce della speranza per chi si è stancato del bianco e nero. L'Isola che non c'è, anzi, è il non-luogo per eccellenza, dove tutto comincia e tutto si annulla, come nei sogni.

Al di fuori della fiaba, e calandosi nella periferia meridionale di Torino, nel centro giovani di via Rubino 24 i ragazzi di Mirafiori Nord si ritrovano dopo la scuola. Anziché girovavagare per la periferia, scelgono di partecipare alle tante attività proposte da Paola Nalotto e Luca Trabuio di AnimaGiovane, associazione che crede fortemente nell'arte come strumento relazionale, aggregativo. Proprio perché il maggior rischio per chi vive da queste parti è quello di “perdersi”, l'Isola che non c'è vuole fornire un punto di riferimento, una bussola sempre puntata verso l'accoglienza certa.

Il centro è stato riaperto a settembre dopo mesi di chiusura e abbandono, una volta scaduta l'assegnazione e in attesa del nuovo bando di gara. Adesso è attivo il lunedì, il mercoledì e il venerdì dalle 15.30 alle 19, variando di mese in mese, all'interno del progetto Smart, le proposte culturali e ricreative per i suoi giovani frequentatori. Dalle sperimentazioni teatrali con Marta Zotti della piattaforma artistica CO.H al laboratorio di danza con Le Ragazze di Wren, passando per la giocoleria, lo sport, la fotografia e tanto altro ancora. All'interno del centro si ritrova anche il tavolo territoriale di teatro e danza, che raggruppa tante associazioni portatrici di cultura in periferia.

Il nostro obiettivo è quello di aiutarli dove gli altri li hanno abbandonati”, spiegano gli educatori responsabili del centro. “Per garantire la continuità del nostro lavoro, sarebbe ottimale restare aperti sempre, e invece il tempo stringe. Stiamo cercando di realizzare in pochi mesi un progetto complesso, che richiede soprattutto l'impegno, da parte dei ragazzi, a interiorizzare certe regole comportamentali, capire che qui non possono fare cosa vogliono”.

L'età media degli adolescenti dell'Isola va dai 14 ai 16 anni, ma ci sono anche diversi bambini. La maggior parte proviene dalle case popolari di corso Salvemini; per un periodo sono arrivati anche quattro ragazzini dal camp rom di corso Tazzoli. A dicembre scadrà l'assegnazione del centro, salvo prolungamento della concessione da parte della Circoscrizione 2.

Questo posto non deve chiudere. Dove andiamo noi, altrimenti?”. È questa la domanda, schietta e disarmante, che pongono ad alta voce, senza inibizioni, i giovani “isolani”. “Potremmo andare tutti i pomeriggi a buttarci in un parchetto con una birra e qualche canna, e invece vogliamo venire qui, dove non ci annoia mai e c'è sempre molto da fare”. Giorgia, Mattia, Ylenia, Sara: frequentano i primi anni delle superiori e vengono all'Isola da quando erano poco più che bambini. Sono abituati a ciclici cambi di volti, progetti, atteggiamenti: è la logica dei bandi con limitata estensione temporale, che implica scambi continui tra promesse e saluti. Ma Paola e Luca il segno sanno di doverlo lasciare, per questo continuano imperterriti il loro lavoro, proponendo sempre nuove iniziative che coinvolgano anche i ragazzi più difficili e reticenti.

Una di questa è il #Noviolenzaday, venerdì 24 novembre, in collaborazione con il Centro Anch'io, il Centro Dentro e il gruppo Animazione di Strada. Dalle 16.30 alle 19, un evento che riunirà all'Isola diverse espressioni artistiche, dalla fotografia alla recitazione, per dire no alla violenza sulle donne, con il contributo delle maggiori realtà di aggregazione giovanile presenti sul territorio.

Sarà un'occasione per creare ancora più unione tra i ragazzi della periferia, rendendoli finalmene parte integrante di un tessuto sociale propositivo, per essere non più “bimbi sperduti” nell'Isola che non c'è, ma giovani adulti con la voglia di crescere.

Manuela Marascio