E' stata un'attesa lunga, a tratti estenuante, ma i dipendenti della Embraco ormai sono allenati a soffrire. Lo fanno da settimane (e non solo). E quella di questo pomeriggio è stata solo l'ultima puntata, di certo non quella conclusiva.
Fin dalle 15 di questo pomeriggio i dipendenti, armati di striscioni, trombe e voce in gola, si sono appostati sotto i balconi della prefetttura per far sentire la propria presenza mentre il ministro per lo Sviluppo Economico, Carlo Calenda, incontrava all'interno del palazzo i rappresentanti di Embraco e quelli sindacali.
Non è stato un vertice semplice. E tantomeno breve. Tanto che verso le 18 proprio i sindacalisti sono scesi in piazza a dare un aggiornamento. Dicendo che loro non erano ancora riusciti a sedersi al tavolo con l'azienda, perché in quel periodo era stato il ministro a parlare con il Gruppo. Ma era già "passata" la decisione con cui Calenda si era seduto al tavolo: "Non me ne vado da qui senza un accordo", pare abbia scandito ai suoi interlocutori.
"Il ministro è stato intransigente con la Embraco. Ha messo l'azienda con le spalle al muro - è il commento di Dario Basso, segretario della Uilm di Torino -. Giovedì o l'azienda ritira la procedura, o si profila un periodo molto difficile per tutto il Gruppo Whirpool in Italia. Siamo fiduciosi perché finalmente abbiamo trovato un interlocutore nell'azienda".
"A un certo punto della serata - aggiunge Federico Bellono, segretario di Fiom Torino - abbiamo avuto la sensazione che il Governo volesse arrivar a tutti i costi a un accordo, che però non c'è. Ma c'è passo avanti: fino a oggi l'azienda non aveva tenuta aperta nessuna porta. A fine giornata non c'è decisione formale, ma azienda ha detto di voler prendere in considerazione quanto gli è stato chiesto e ha chiesto 4 giorni per prendere una decisione con la multinazionale".
"E' passo avanti, non risolutivo, ma che potrebbe preludere alla prima decisione e a un primo risultato che è premessa del percorso della reindustrializzazione. Si parte dalla condizione del ritiro dei licenziamenti, per poi avere la cassa integrazione e avere tempo e modo di studiare il piano che l'azienda ha detto di voler definire".
Appuntamento dunque per giovedi 15 alle 10 al Mise: sarà Roma la tappa decisiva per il futuro di Embraco a Riva di Chieri.