Un 2017 di corsa, un 2018 in relativa frenata. Ma per capire esattamente come sta il mondo della componentistica auto torinese e piemontese, più che isolare i singoli momenti è bene fare una somma dei due. Perché l'anno che abbiamo alle spalle è stato forse al di sopra della media e le attuali dinamiche di mercato impongono cautela nei giudizi.
I numeri del 2017 dicono che sono cresciuti sia il fatturato (18,4 miliardi con una crescita del 6,5%) che in addetti (58.570 con una crescita dell'1,5) per le 762 imprese nostrane.
"Dati positivi in tutti i settori, così come in Italia - dice Vincenzo Ilotte, presidente della Camera di commercio di Torino, dopo aver proposto un minuto di silenzio in memoria di Sergio Marchionne - e sono numero fantastici, da portare a casa con soddisfazione. Il Piemonte pesa per il 45% del Pil legato all'auto, alla luce del 35% del numero di imprese".
Cresce la dipendenza da FCA, grazie anche a una produzione che nel 2017 era stata notevole, anche se l'export pesa ancora per l'80% in Piemonte. E non puntando soprattutto sulla Germania, come fa il resto del settore in Italia. E anche per la Francia vale lo stesso discorso. "Elementi su cui riflettere, per orientare i nostri prodotti", commenta Ilotte.
Ma dopo un 2017 a tutta velocità, il 2018 sta mostrando qualche segnale che invita a maggiore prudenza. Lo dicono le esportazioni, ma anche l'andamento produttivo della stessa FCA, che negli ultimi trimestri ha avuto solo a Melfi un segno "più".
Un'altra incognita è legata ai nuovi traguardi sulla decarbonizzazione posti dall'Europa. "Ambiziosi prima, ma in fondo sostenibili se vincolati al 2030 - commenta Giuseppe Barile, presidente gruppo componenti di Anfia -, mentre con i recenti rafforzamenti dei vincoli e in tempi più ristretti potremmo rischiare un effetto boomerang, che impatterà su costruttori e filiera, ma anche sull'occupazione e sui costi per i consumatori".
E sempre sul mondo Fca, proprio Ilotte ha ribadito come il territorio debba farsi trovare pronto, al fianco della storica casa automobilistica: "Dobbiamo stare vicini e offrire disponibilità per mantenere la competitività e rilanciare Torino e provincia". "Forse - ha aggiunto - un nuovo ad che non è italiano avrà qualche difficoltà in più a capire il nostro Paese, ma è un bene che a capo dell'Emea ci sia una persona originaria di qui. Noi siamo pronti a ripartire per una nuova primavera dell'automotive".