Cavalli, alfieri, torri e gap da recuperare. Di certo, nessuno di questi elementi viene subito alla mente se si pensa al mondo della Sanità e in particolare al Parco della Salute.E invece, proprio nel giorno in cui si presenta il partenariato pubblico-privato per la grande opera cittadina, si scopre che gli scacchi non sono così lontani da questo mondo. Nella speranza che accanto agli enti locali anche i capitali privati possano fare un passo in avanti per contribuire alla sua realizzazione."Il progetto del Parco della Salute suscita interesse negli investitori internazionali. E la partecipazione di oggi lo dimostra". Così Sergio Chiamparino, presidente della Regione Piemonte. "Un cantiere senza paragoni qui sul territorio e forse anche a livello italiano".
"È un progetto recuperato - ha proseguito Chiamparino - perché ha rischiato di rimanere come altri solo sulla carta, mentre siamo riusciti ad arrivare all'appuntamento di oggi in tempi ragionevoli". E su quanto sia strategico, il governatore sillaba: "È un piano che va a dare soluzioni per rinnovare strutture e offerta di Sanità che così com'è non può rispondere alla domanda di innovazione e di prestazioni. Nei prossimi 10-15 anni è necessario che questa regione riparta, anche a Novara, Cuneo e così via. E non deve essere solo un nuovo ospedale universitario, ma anche un incubatore che sappia attirare investimenti, dove si giocherà la sfida dell'innovazione nei prossimi anni, a livello internazionale, recuperando il gap con gli altri Paesi". La mossa del cavallo, appunto.
"Come città ci siamo mossi con una variante urbanistica, ma possiamo ancora fare la nostra parte semplificando le procedure e scandendo i tempi - ha aggiunto la sindaca di Torino, Chiara Appendino - con l'obiettivo di fare in fretta. È un progetto molto importante per raccogliere le sfide che abbiamo davanti, con l'impatto delle nuove tecnologie sulla cura della persona e di una società che è cambiata e sta cambiando a livello demografico".
"Con questo progetto giungiamo tardi rispetto ad altre realtà in questa dimensione - riconosce Gianmaria Ajani, rettore dell'Università di Torino - ma forse ci colloca nella posizione privilegiata di poter sfruttare le nuove tecnologie, anche digitali". Ma la partita si gioca anche sul passato: "Dovremo gestire l'esistente, che ha un ruolo strategico come posizione in città e per tutto il constato urbano. Ma dovremo anche essere capaci a creare relazioni con altro centri internazionali, sperando di avere anche le infrastrutture necessarie".