Economia e lavoro - 21 febbraio 2019, 15:10

Fiom alla Porta 2 di Mirafiori: "Basta con la gestione del declino: non vogliamo diventare cassintegrati di professione" (VIDEO)

Lazzi: "La 500 elettrica non è sufficiente. Le istituzioni devono ascoltare il dolore di chi soffre da 11 anni. E a questo punto non escludo di tornare allo sciopero"

Centinaia di persone, si sono ritrovate oggi pomeriggio fuori dalla storica Porta 2 di Mirafiori. Un presidio che Fiom CGIL ha voluto organizzare in un luogo simbolo, per l'industria manifatturiera torinese, in un momento in cui i tempi d'oro sono lontani. "Questo è il momento conclusivo di un percorso di incontro con la città che abbiamo avviato nei mesi scorsi, andando nelle piazze e incontrando la gente", spiega Edi Lazzi, segretario provinciale di Fiom CGIL. "E la situazione di FCA è solo la punta dell'iceberg, di una città che sta lentamente scivolando verso la povertà, con la cassa integrazione che cresce e i problemi di giovani e ultracinquantenni che non trovano soluzione".

"Come si fa a non vedere la sofferenza di queste persone che ormai da 11 anni sono in cassintegrazione? Lo chiedo a Comune e Regione e alla politica in generale - aggiunge Lazzi -. Altro che salari tedeschi. I lavoratori hanno perso sempre di più in busta paga: decine di migliaia di euro. Mentre il contratto era stato posto come uno scambio, tra condizioni peggiori, ma produzioni assicurate. E invece ancora adesso il piano industriale non è credibile, da parte dell'azienda. Forse è venuto il tempo di un vero sciopero, per farci vedere e sentire nelle strade. Gli operai ormai non fanno più paura, in chiave di confronto democratico. E invece dobbiamo tornare a fare paura. Altrimenti tutti si gireranno dall'altra parte. Noi, di professione, non vogliamo fare i cassintegrati. Vogliamo costruire auto, in un mondo dell'auto che è a un punto di svolta. Ed è indispensabile che FCA faccia investimenti per recuperare il gap con le altre case automobilistiche. Altrimenti finiranno lentamente fuori mercato e il conto lo pagheranno ancora i lavoratori".

E ancora: "Non si può gestire il declino. Perché non ci sarebbe futuro per i nostri giovani. Noi non vogliamo gestire il declino. E in questo momento richiamiamo alle loro responsabilità la famiglia Agnelli ed Elkann. Loro hanno dato, ma hanno anche ricevuto e non possono girarsi dall'altra parte e disimpegnarsi, magari concentrandosi in Nord America e lasciando la 500 elettrica come specchietto per le allodole. Ma non prendiamoci in giro: non può bastare. La piena occupazione è ben altra cosa".

"Siamo di fronte a Mirafiori, ma potremmo essere davanti a uno qualunque degli stabilimenti italiani di FCA - dice Michele De Palma, segretario nazionale e responsabile del settore auto di Fiom - perché ci siamo presi pacche sulle spalle, ma poi siamo ancora qui e le rassicurazioni non hanno portato a nulla. Facevano i selfie con gli amministratori delegati, ma poi vengono davanti ai cancelli a cercare il nostro appoggio".

"La politica ha perso il contatto con la realtà. Ma mi chiedo come sia possibile che una città come Torino si mobilita per l'alta velocità e non per un intero settore che rischia di crollare. Al governo chiediamo no altra cassa, ma investimenti per costruire la mobilità del futuro e dare prospettiva alle nuove generazioni".

"Sono passati 8 anni dal referendum ricatto che proponeva di rinunciare ai diritti per avere occupazione piena e stipendi alla tedesca - conclude Francesca Re David, segretario generale di Fiom CGIL - e nessuno all'epoca ha voluto capirci di più, in cosa volevano fare la Fiat e Marchionne. Tutti solo a dire che era la Fiom a non capire e i lavoratori a sbagliare".

"Invece ci siamo trovati ad affrontare anni con montagne di ore di cassa, di corsi di formazione e di piani industriali non efficaci".

Massimiliano Sciullo