Politica - 02 maggio 2019, 19:05

Ramadan, la replica dell'assessore Giusta sul mercatino abusivo di Porta Palazzo

Il titolare della delega a multiculturalità e integrazione risponde alla consigliera di Fratelli d'Italia Patrizia Alessi e al presidente della Circoscrizione 7 Luca Deri sulla vendita illegale di prodotti alimentari

L'assessore ai Diritti della Città di Torino Marco Giusta risponde alla consigliera di Fratelli d'Italia Patrizia Alessi e al presidente della Circoscrizione 7 Luca Deri in merito al mercatino abusivo di prodotti alimentari organizzato su Piazza della Repubblica, dopo la fine dell'obbligo di digiuno previsto per i fedeli musulmani dall'imminente Ramadan.

“Quello che accade – dichiara - non c’entra nulla con l’integrazione. Ogni anno, durante il Ramadan, i centri religiosi e culturali islamici della città provvedono a fornire aiuto alle persone che ne hanno necessità, comprese molte che musulmane non sono: queste sono azioni che hanno a che fare con la religione nel senso più elevato del termine e soprattutto con il senso di comunità allargata, e andrebbero raccontate e valorizzate. Vendere dei beni è un’altra cosa, e farlo eludendo regole e tributi è contro la legge: che gli organi preposti al controllo adottino soluzioni in merito”.

All'assessore non è andato giù nemmeno l'accostamento tra i concetti di diversità e di illegalità: “Mescolare – prosegue - evasione fiscale con religione, etnia o colore della pelle è strumentale e non fa altro che rinfocolare l’idea di un presunto lassismo della legge nei confronti delle comunità. Un lassismo che non solo non esiste, ma che le associazioni di comunità stesse non chiedono e non hanno mai chiesto".

"Inclusione e intercultura significano difendere il diritto delle persone a pregare, è difenderle dalle discriminazioni nell'accesso ai servizi, al mercato del lavoro e della casa, è tutelarne la diversità, soprattutto è ascoltarle", prosegue Giusta. "Interculturalità è, in questo, l’esatto opposto alla multiculturalità che divide le persone in gruppi chiusi con tradizioni immutabili e un malcelato – anche se spesso in buona fede – paternalismo da parte delle istituzioni”.

Da qui, un invito al dialogo: “Grazie all'ascolto - conclude - alcune regole possono cambiare. Quando a Torino arrivarono migliaia e migliaia di immigrati dal Sud Italia, le regole dell’uso dello spazio pubblico, dei giardini, del verde furono cambiate perché i nuovi cittadini e le nuove cittadine avevano altre esigenze".

"Sono le sfide della diversità: ma questi cambiamenti si fecero in modo collaborativo, attraverso un percorso partecipato e costruito con le istituzioni e la società civile. Lo stesso impegno al dialogo lo stiamo mettendo oggi, istituzioni e società civile assieme, nella costruzione della società di domani”.

Marco Berton