Economia e lavoro - 18 dicembre 2020, 11:35

Natale di restrizioni: tra commercianti e artigiani torna la paura. "Bruciamo circa 700 milioni di giro d'affari"

In attesa di comunicazioni ufficiali, l'incertezza crea grandi preoccupazioni. Banchieri (Confesercenti): "Enormi perdite in tutto il Piemonte per negozi e somministrazione: servono sostegni". De Santis (Confartigianato): "Servono certezze per organizzare le attività"

Con le nuove restrizioni i danni economici possono essere enormi per il tessuto locale

La certezza non c'è ancora (arriverà nelle prossime ore), ma se sotto l'albero arriveranno ulteriori restrizioni da dpcm, il Natale 2020 si annuncia portatore solo di cattive notizie per il tessuto economico locale.
E' questo il timore sia dei commercianti che degli artigiani, che avevano cominciato a sperare che le Feste dell'ultimo dell'anno avrebbero concesso un po' di respiro a bilanci già in estrema sofferenza.

Se le misure di chiusura saranno confermate si tratta di un altro durissimo colpo per il commercio - dice Giancarlo Banchieri, presidente di Confesercenti -Secondo le nostre stime se le restrizioni contenute nel Dpcm previsto per oggi saranno effettivamente quelle che sono state anticipate, in Piemonte comporteranno per le nostre imprese un’ulteriore perdita di circa 700 milioni, di cui 500 per negozi e mercati e circa 200 per le attività di somministrazione: bar, ristoranti e simili. Il solo divieto del pranzo natalizio e del cenone di Capodanno comporta per i ristoratori un mancato introito di circa 60 milioni. Tutto ciò si inserisce in un contesto di generale contrazione dei consumi natalizi che il nostro recente sondaggio fra i consumatori in collaborazione con Swg quantifica in circa il 20% rispetto al 2019". E aggiunge: "Dati sempre più drammatici, che scoraggiano ogni prospettiva di ripresa. Senza un robusto e immediato sostegno, in Piemonte rischiano la chiusura in tempi brevi 12.000 imprese per circa 35.000 addetti. Per le imprese del commercio chiediamo l’abbattimento del costo del lavoro, contributi a fondo perduto sulla base del fatturato dell’anno precedente, credito d’imposta per gli affitti, moratoria per mutui e finanziamenti, utilizzo dei fondi europei per favorire la riconversione  delle aziende del commercio con un meccanismo analogo a quello adottato per l’industria, esenzione totale dalla Tari e gratuità dei déhors per tutto il prossimo anno”.

Ma il danno riguarda anche le aziende del comparto artigiano. In Piemonte sono 1.618 le imprese di pasticceria e gelateria nelle quali lavorano 4.780 addetti, un settore caratterizzato da un’elevata vocazione artigianale, con circa 1.200 imprese artigiane, che si stima rappresentino il 76,4% del comparto. “Da qualche anno, sempre più consumatori prediligono il panettone artigianale – commenta Dino De Santis, presidente di Confartigianato Torino - non solo a Torino, in Piemonte o nel resto dell’Italia ma anche nel resto del mondo come per esempio negli Stati Uniti. Quindi, un business interessante anche per le piccole imprese alimentari del nostro territorio. Compratelo nei panifici e nelle botteghe artigiane”.

“In questo periodo di fine anno - prosegue - e con l’avvicinarsi delle festività natalizie, le imprese artigiane che lavorano nel settore dolciario e nel food in generale, per poter organizzare al meglio le proprie attività hanno bisogno di certezze rispetto alle ventilate chiusure e restrizioni che potrebbero essere in vigore nei giorni festivi. Pare non si tenga in considerazione il fatto che le imprese artigiane devono fare scorte di ingredienti per preparare pranzi, cene, torte, ecc., e solitamente la maggior parte fanno parte dei ‘deperibili, ossia con una scadenza limitata. Voglio ricordare che a monte della filiera ci sono i grossisti che anticipano gli ordini di svariati giorni, per ricevere la merce stoccarla e distribuirla. Occorre fare previsioni più lungimiranti considerato che un terzo del fatturato delle imprese del food è legato alle feste natalizie”.

Critica anche Cna Piemonte. “Non si può pensare che siano bastate 8 ore di apertura di domenica scorsa per far cambiare completamente rotta - afferma Giovanni Genovesio, presidente regionale di CNA Agroalimentare -. Cosa si immaginava che potesse capitare in una domenica a due settimane dal Natale? La conseguenza è il danno economico che ormai impattano fortemente sulle prospettive di lavoro di tutta la filiera alimentare. Chiediamo ristori reali per tutti sulla base del calo di fatturato dell'anno 2020 sul 2019, a prescindere dal codice Ateco. Ma soprattutto è vitale costruire una prospettiva per le imprese. Programmare azioni di lungo termine che diano respiro”.

 

 

Massimiliano Sciullo