Economia e lavoro - 19 marzo 2021, 10:05

Dopo il caos Covid, i nidi chiusi. Il calvario di Lisa, neo-mamma di Torino: "Facciamo i salti mortali per non perdere il lavoro"

Il piccolo Edoardo è nato 9 mesi fa, ma adesso che non può andare al nido (e senza nonni cui appoggiarsi) la vita di due genitori impiegati diventa un esercizio da acrobati tra necessità famigliari e titolari poco flessibili

Diventare mamma non è mai semplice. Diventarlo con una pandemia in atto è ancora più complicato. Così chi nel 2020 aveva il pancione – e all’epoca aveva già fatto i conti con ecografie e diagnosi pre-natali in solitaria, travaglio e gestione del neonato sempre da sola in ospedale – nel 2021 e con il rientro lavorativo si sente ancora più sola. 

Perché a pagare i conti della DAD, dei nidi chiusi, dei nonni impossibilitati a muoversi e a rischio contagio, dei minimi (se non nulli) sostegni economici alle famiglie sono spesso le donne. Costrette a dover ritardare, se va bene, il rientro lavorativo. Se no, a lasciare l’occupazione perché nessuno può occuparsi del bimbo.

La storia di Lisa, mamma di Edoardo di 9 mesi

Lisa di Torino, con Edoardo di 9 mesi, un lavoro ce l’ha. Ma per tenerlo è costretta a fare i salti mortali. “Io e il mio compagno – racconta - siamo due dipendenti del settore privato: io sono impiegata. Al compimento dei 6 mesi Edo inizia il nido per permettermi il rientro”. “Abbiamo - aggiunge - solo un nonno disponibile, anziano e con qualche problema di salute che da solo con il bimbo non riesce a stare”.

Per far quadrare il tutto, la famiglia deve anche attrezzarsi con una baby sitter perché solo il nido, senza nessuno che possa occuparsi del bimbo nella gestione post, è impossibile. E Lisa non può lavorare da casa: “Il responsabile non me l’ha mai concesso perché non è d’accordo”.

“A gennaio - continua - affrontiamo 15 giorni di quarantena per un caso covid al nido. Il mio titolare mi dice di fare smart working, ma ovviamente con un bimbo che si arrampica ovunque non posso permettermi di farlo per la sua sicurezza”. 

I contrasti con la titolare: "Non lavorerai più da casa"

Il compagno riesce a prendersi mezza giornata di permessi, per consentire a Lisa di continuare a svolgere le sue mansioni: lei, per “sopperire”, ogni sera dopo cena si collega all’ufficio per lavorare in tutto 6 ore. Salti mortali che non bastano perché la sua responsabile l’accusa di essere operativa quotidianamente solo per due ore. “Al rientro dopo questi giorni – spiega la neomamma - mi ha detto che avrebbe lottato in tutti modi per far sì che io non lavorassi più da casa. Ora la chiusura del nido. Pongo il problema alla responsabile e mi dice che per me lo smart working non esiste: “stai pure a casa” mi incalza. Il mio titolare ormai non mi risponde neanche ai messaggi e nemmeno si è preoccupato di come mi sarei organizzata”.

“La 'fortuna' è che il mio compagno da oggi è in cassa mezza giornata al giorno. Così lui al mattino e io uscendo prima ce lo giostriamo”, conclude amaramente.

Cinzia Gatti