Una luce in fondo al tunnel, tunnel che peraltro si rivela meno buio di quel che si temesse. E' quella che sembrano vedere - andando verso la metà del 2021 - le imprese torinesi e piemontesi, andando così a rafforzare la lettura e le previsioni diffuse dalle piccole e medie di Api Torino soltanto la scorsa settimana.
La nuova indagine congiunturale trimestrale, infatti, realizzata dagli uffici studi di Confindustria Piemonte e dall’Unione Industriale di Torino, mette in evidenzia un miglioramento del clima di fiducia rispetto ai trimestri precedenti, quelli scanditi dalla crisi Covid. Ma la prudenza resta protagonista assoluta: anche se i numeri sono in miglioramento, appare ancora lontana dal delineare una fase di ripresa robusta. E soprattutto sono ancora tante (troppe) le incertezze sul tavolo.
Si migliora a doppia cifra, sia nella manifattura che nei servizi
Gli indicatori tuttavia registrano un miglioramento rispetto a dicembre sia nel manifatturiero, sia nel terziario tornando in territorio positivo dopo 7 trimestri. Le oltre 1.200 imprese del campione si attendono, per i prossimi mesi, un recupero dei livelli di attività e ordini: i saldi complessivi riferiti a produzione e ordini migliorano di 17-18 punti percentuali. Contemporaneamente diminuisce il ricorso alla cassa integrazione (che rimane comunque elevato), aumenta la quota di imprese che hanno in programma investimenti significativi, soprattutto nella manifattura. Stabile, su livelli elevati, il tasso di utilizzo di impianti e risorse. Tornano positive le attese delle imprese di minori dimensioni (sotto i 50 addetti), anche se resta ampia la forbice tra grandi e piccole.
Nel manifatturiero, il 25,7% delle imprese prevede un aumento della produzione, contro il 17,1% che si attende una diminuzione. Il saldo (pari a +8,6 punti percentuali) migliora di 18 punti rispetto a dicembre. Sugli ordinativi, il 27,4% si attende un aumento, il 20,2% una riduzione. Si attenua la caduta dell’export. Il saldo ottimisti-pessimisti ritorna di pochissimo sopra lo zero, dopo 6 trimestri. Stabili il tasso di utilizzo degli impianti e la situazione dei pagamenti, mentre resta negativo l’andamento della redditività. Si rafforzano, seppur di poco, gli investimenti: la percentuale di aziende con programmi di spesa di un certo impegno aumenta di 6 punti, riportandosi sui livelli del 2019 (26,3%). Cala ulteriormente il ricorso alla CIG (28,1% contro il precedente 35,5%), che resta comunque più che doppio rispetto alla situazione pre-pandemica. Nella maggior parte dei settori manifatturieri prevale un clima di attese cautamente positive, con indicatori in sensibile miglioramento rispetto a quelli rilevati a dicembre. Poche le eccezioni, tra le quali spicca il tessile-abbigliamento, in crisi profonda dal 2018. Recupera l’edilizia, certamente grazie agli incentivi. Bene anche la metalmeccanica, con un miglioramento di oltre 30 punti rispetto a dicembre; un rimbalzo che accomuna la maggioranza dei comparti, in particolare macchinari e apparecchi, prodotti in metallo e industria elettrica ed elettronica. A livello territoriale, non emergono differenze particolari tra Torino e il resto del Piemonte.
Nei servizi gli indicatori migliorano in misura piuttosto sensibile rispetto a dicembre. Il 22,1% delle aziende si attende un aumento dei livelli di attività, il 17,9% una riduzione. Il saldo ottimisti-pessimisti migliora di 15 punti rispetto a dicembre (+4,2%). Indicazioni analoghe riguardano gli ordinativi: il 60% delle aziende si attende un portafoglio ordini stabile. Ancora deboli gli investimenti, che riguardano solo il 19,4% delle imprese (era 17,5 a dicembre). Diminuisce ulteriormente il ricorso alla CIG (20,1%, dal 26,7% di dicembre): il dato è comunque ancora elevato per gli standard del settore.
Alla fine, il 2020 si rivela non così catastrofico
Nonostante la pandemia, nel complesso l’anno si è concluso con risultati non così catastrofici come era lecito aspettarsi. Nel manifatturiero, la percentuale di imprese che ha chiuso l’anno con un aumento del fatturato è di 22,2%, contro il 51,2% di imprese che segnalano una riduzione. Per il 23,6% il fatturato è rimasto stabile. Positiva la redditività: il 53,3% delle aziende ha realizzato un utile di bilancio, contro il 19,2% che ha chiuso in perdita. Stabile l’indebitamento complessivo: il 20,1% delle imprese registra un aumento dei debiti, contro il 15,2%. In calo l’andamento degli investimenti: il 18,1% delle aziende li ha aumentati rispetto all’anno precedente, il 33,1% li ha diminuiti. Nel terziario il 30,5% delle imprese ha aumentato il fatturato; il 42,0% lo ha ridotto. Buoni i risultati di bilancio: il 57,7% ha chiuso il 2020 in utile. Per il 19,9% delle imprese, l’indebitamento è cresciuto (contro 11,9% che ne dichiara una riduzione). Frenano leggermente gli investimenti, che si riducono per il 23,8% delle rispondenti, contro il 22,1% che ne dichiara un aumento.
"Per Torino, come per la nostra regione e per tutto il paese, i prossimi mesi sono decisivi per uscire finalmente da questa lunga recessione - dice Giorgio Marsiaj, presidente dell’Unione Industriale di Torino -. Vediamo timidi segnali di miglioramento, soprattutto nella metalmeccanica, ma cultura e turismo soffrono ancora moltissimo. Dobbiamo essere realisti, in quanto i fattori di rischio e incertezza restano forti. Sarà importante riuscire ad attrarre sul nostro territorio una parte significativa delle risorse europee del Next Generation EU, con progetti strategici capaci di rilanciare la crescita potenziale. E noi dovremo essere in grado di cogliere rapidamente questa opportunità unica che ci viene offerta dall’Europa".
"L'indagine ci dice che le incertezze sembrano diminuire, finalmente - aggiunge Marco Gay, presidente di Confindustria Piemonte -. È fondamentale un'accelerazione della campagna vaccinale ed un concreto coinvolgimento delle imprese sul Pnrr e sulla programmazione 2021-2027. Ci sono segnali positivi, a partire dall’accelerazione degli investimenti. Si inizia a vedere la luce in fondo al tunnel ma per il Piemonte, come per tutto il Paese, saranno cruciali le scelte di politica industriale dei prossimi sei mesi. La volontà del nostro tessuto industriale è forte ed è stata riconosciuta anche dal premier Mario Draghi, insieme al suo riconoscimento verso le 'aziende che non si sono mai fermate'".